Cinicamente inizio il primo post di quest'anno.
Sfogliando il giornale e sentendo il telegiornale ho potuto apprendere che fra i botti (peraltro vietati) e la disperazione il 2011 lo abbiamo archiviato con morti e o abbiamo iniziato contando i defunti.
I botti erano vietati e non hanno dissuaso ma, è anche da sottolineare, che i pericoli che si corre "giocando" con i petardi ed affini li si conosce, perciò le conseguenze sono tremende ma, conosciute e da mettere "in conto".
I morti che hanno preferito uccidersi piuttosto che subire la crisi, no, non possono essere messi "in conto". Sta diventando sempre più frequente che l'imprenditore, che l'artigiano, che l'agricoltore preferiscono lasciare questa vita perchè non reggono il peso della sconfitta, la durezza con cui la crisi sta colpendo, e non c'è nessun antidepressivo che possa aiutarli.
La fabbrica chiude, il negozio tira già la serranda definitivamente, il padre non può mantenere la sua famiglia ed i figli si sentono sempre più un peso.
L'articolo ironico che campeggiava sulla prima pagina de "La Stampa" strappava sì un sorriso ma, il cuore veniva spaccato in quattro. «Saranno i "diversamente giovani" a portare avanti l'Italia, i giovani sono avviliti e gli adulti confusi».
Bene, se questo è lo scenario di inizio anno, come arriveremo alla fine?
Ci arriveremo o vedremo qualche segnale di ripresa e di presa di responsabilità?
Non è possibile dormire sonni sereni con morti sulla coscienza, non è possibile dimenticarsi dei cittadini e, questi ultimi, non possono dimenticarsi di essere i protagonisti della loro vita.
Chiara
Già troppo morti anche questo anno, è molto triste ascoltare il telegiornale il primo dell'anno di ogni anno. Anche quest'anno non ci hanno risparmiato di ascoltare queste tremende notizie, nonostante i divieti,le persone hanno deciso sparare botti semplicemente per provocare e per opporsi ad semplice "no".
RispondiEliminaFrancesca "io leggo Chiara Biraghi"