mercoledì 26 settembre 2012

...di una sbirciatina in una mia giornata

Apro gli occhi e non posso essere sicura di quello che mi potrebbe succedere nell'arco della mia giornata.
So che dovrò infilare delle chiavi in un due serrature incastonate in due cancelli verdi, girare una maniglia in sù chiudermela alle spalle e vedere che accadrà.
Vedere che accadrà ed esserci.
Una stretta di mano "ma è fredda" e sentirla scaldare contro una guancia calda;
Un "ciaoooo" festoso;
Un "buongiorno Chiara, ma che bella maglia indossi e che buon profumo e che bella che sei" e rispondere che "anche tu sei molto bella" strizzando l'occhio;
Poggiarmi al muro ed iniziare un discorso
...

"Oh, Cosa!"
"Non mi chiamo Cosa, come mi chiamo?"
"Chiara, sì lo sapevo, lo stavo per dire, Chiara!"
"Bene, brava, dimmi...volevi dirmi qualcosa?"

"Oggi è una giornata triste, non mi piace"
"Uhhh sì, è un pò grigia questa giornata, ma sai cosa facciamo noi? Pensiamo alle cose belle, eh, che dici?
"E tu Chiara a cosa pensi quando pensi alle cose belle?"

"Io...penso...al sole!"
"Il sole, vero, il sole è bello!"
"Vedi, penso anche alle coccole, alle caramelle, alle cose dolci e delicate!"
"Le coccole? Come quelle che ti fa la mamma quando sei piccola?"
"Sì, come quelle!"

"E tu sei stata nel passeggino, Chiara, eh Chiara?"
"Certo, che ci sono stata!"
"Ah ecco, ma il sole e giallo e tu oggi sugli occhi hai l'azzurro!"
"No, non è azzurro, è un rosa chiaro chiaro"

"Ti sta bene, Chiara, però non te lo metti negli occhi vero? Te lo metti dietro! Sopra!"
"Certo, vedi, ce l'ho qui sopra...sulle palpebre!"
"Ah ecco, lì dietro..."
"Si dice sulle palpebre, palpebre"
"Allora ti sta bene il rosa sulle palpebre"

"Grazie mille, fa sempre piacere un complimento"
.......

Uscire dalla porta spingendo forte, e chiudermi i due cancelli alle spalle, tornare a casa e fissare questi momenti. Sono attimi importanti, mai banali.
Il lavoro sociale non è mai banale.

Chiara

martedì 18 settembre 2012

I miei piccoli momenti quotidiani

Frammenti di storie, condivise con me, rese uniche. Momenti da ricordare.

I - "Chiara cosa dice l'ultimo dei Mohicani?" ... "Aspettatemi!"
M - "Chiara, ma sono ricci, sono chiariiiiii"
D - La mia dolce Chiara, bentornata, posso darti un bacio?"
M - "Chiara, ma quando resti qui per sempre?"
L - "Chiara tu hai paura di invecchiare?
L - "L'acqua del mare è salata perchè gli hanno versato il sale grosso, quello della pasta!"
S - "Chiara, sei bella da far paura!"
U - "E tu hai vissuto a Firenze? E la porti un bacione a Firenzeeee, perchè tu sai quella canzone che fa?"
J - "Prego il mio Dio perchè tu sia sempre in salute, abbia un casa e sia felice!"
M - "Quando ci sei tu si ride sempre!"
D - "Un matrimonio fra cavalli?" ... "Un cavallonio"
F - "Chiara tu non sei in scran!" (e solo io so cosa vuol dire)
M - "Attila, il re degli Unni, e adesso chi è il Re?" ... "Attila, è il re"
C - "Chiara, sei bella, alta, magra ed intelligente...vuoi averlo almeno un difetto?"
G - "Chiara, ma quando torni, ma ci sei domani, e giovedì e venerdì. E allora batti un cinque"
F - "E adesso lo metti tu il cappello con le candeline, è il mio compleanno e faSSamo la foto!"
A - "La vedo, tesoro, la preoccupazione nei tuoi occhi, nel cuore. Ma non ti devi preoccupare non è la prima volta che dormiamo fuori, su di una panchina, è mio marito non lo lascio solo" (lasciandomi la mano)

Sono alcuni, sono miei.
Aveva ragione il mio professore, il nostro lavoro è il lavoro più bello del mondo.

Chiara


domenica 2 settembre 2012

A 10 anni non puoi avere paura, bimba mia

Se ripenso ai miei dieci anni, devo ammettere, fatico a ricordare fatti, accadimenti od avvenimenti specifici, ma ricordo perfettamente che non avevo paura.
Non temevo il mondo, non avevo il timore di uscire di casa, la paghetta di mio nonno (all'epoca 50 mila £) volevo donarla tutta al migrante che sostava e chiedeva l'elemosina fuori dalla mia chiesa e non pensavo, come credo sia giusto, che le persone potessero farmi del male o, sì mi ripeto, paura.

Partendo dalla definizione che fornisce il dizionario di "paura", racconterò poi un piccolo aneddoto.
Paura: " Sensazione di forte preoccupazione, di insicurezza, di angoscia, che si avverte in presenza o al pensiero di pericoli reali o immaginari".

Venerdì, un bel prato in montagna, un telo colorato disteso in terra, sedute una di fronte all'altra una bambina di dieci ed io. Uno sguardo alla montagna, un sorriso, una parola, una coccola ed infine un poco di silenzio per ascoltare i rumori della natura. Ad un tratto questa bimba alza lo sguardo, socchiude gli occhi e seriamente mi chiede: «Chiara, ma tu fai volontariato?». Le rispondo: «Sì, nel dormitorio di Biella!» non aggiungo altro, volevo vedere fin dove volesse arrivare.
Aggrotta la fronte, china il capo di lato e mi domanda curiosa: «Cos'è un dormitorio?».
Rispondere è doveroso, non solo cortesia, quindi: «Il dormitorio è quel posto dove le persone che non hanno una casa, non hanno più un lavoro, non hanno più una famiglia e quindi hanno bisogno di aiuto, possono dormire e trovare anche del cibo!»
Candidamente mi chiede, senza rifletterci troppo: «Ma queste persone hanno una brutta faccia? Fanno paura? Ti fanno male?». 
Le sue domande mi lasciano interdetta, ma cerco di non mostrarlo, le sorrido e le rispondo con molta calma che le persone che frequentano il dormitorio non fanno nessuna paura, anzi spesso la provano e che non fanno del male, forse sono loro ad averlo subito. Soprattutto, però, cerco di spiegarle che non deve avere paura delle altre persone, soprattutto a dieci anni.
Ancora le dico che non si accettano le caramelle dagli sconosciuti ma che, nei confronti del mondo, è giusto avere fiducia. Proseguo dicendole che anche io posso avere una brutta faccia quando sono stanca o quando mi capitano avvenimenti spiacevoli, ma che per questo non deve avere paura di me.
"Non avere paura, bimba mia!"

Mi sorride, mi abbraccia decidendo che anche lei da grande vorrà lavorare con le persone.

Quello che è accaduto venerdì mi porta sicuramente a riflettere, a farmi domande a scuotere la testa arrendevolmente di fronte a domande simili, soprattutto quando è un bimbo di dieci anni a porle.
Sicuramente vive in un mondo che non è possibile definire tranquillo, ma quella sensazione di pericolo non può albergare in un cuore "piccino", i "grandi" di domani devono crescere con la speranza e la serenità altrimenti il nostro mondo perderà tutti i suoi colori.

Chiara