mercoledì 4 aprile 2012

Ogni giorno..una vita in meno

E' impossibile restare indifferenti.
Ogni giorno che passa si sente parlare di suicidio. E quanti di questi vengono taciuti?

Ho voluto ascoltare il telegiornale, come ogni sera, mentre faccio cena. Questa sera, però, ho faticato ad arrivare alla fine del pasto.
Un imprenditore (come quello che citai in precedenza qui su questo blog) s'è tolto la vita scusandosi con la famiglia, ed a ritrovarlo è stato figlio. Stessa sorte ad un altro uomo, un piccolo artigiano. Nuovamente il figlio a scoprire il corpo di suo padre.

Mi chiedo, come spesso mi ritrovo a fare, perchè?
Mi chiedo se ci vuole coraggio a togliersi la vita, o se ce ne vuole molto di più ad andare avanti?
Mi chiedo, ancora, quanto queste situazioni siano "giuste"?
Mi chiedo, anche, cosa sarebbe od è possibile fare?

Credo che il suicidio sia un gesto estremo. Non voglio entrare nel merito citando sociologi o psicologi, voglio sia solo una mia piccola analisi, appunto, un mio "pensiero sociale".
Un gesto estremo dettato da disperazione. Per esperienza personale, per quello che mi è dato leggere e sentire, alla base di questo c'è disperazione. Non credo sia una giustificazione ma, credo sia una delle cause. E mi rispondo al perchè.

Rispetto al coraggio, a volte mi rispondo di sì, ce ne vuole. Ci vuole molta freddezza per prendere un fucile o sedersi in macchina ed attendere la "fine". Ma quanta razionalità si è giocata in tutto questo?
E se quel coraggio lo si fosse speso per ammettere che avanti non si può più andare e che si ha bisogno di qualcuno? E se ammettere questo fosse il primo passo verso "l'unione fa la forza"?
Credo sia davvero difficile lasciare moglie e  figli ma, restare con loro è ancora più coraggioso e soprattutto più maturo. Consapevolezza, la voglio chiamare, consapevolezza.

La disperazione, che ho citato poco fa, ha davvero poco a che fare con la "giustizia". Ogni giorno sentiamo e vediamo immagini che sono uno schiaffo alla povertà, quindi no, non ci vedo molta giustizia ed equità nella vita di queste persone ma, so, che qualcosa si può fare, ed arrivo a rispondere all'ultima domanda.

Che cosa fare? In parte prima l'ho scritto "l'unione fa la forza". Non limitarsi a guardare il proprio orticello. Non volere che il "mio" fallimento sia anche il "tuo"...

Due potrebbero essere le parole chiave "comunità" e "solidarietà".

Riscoprire il valore della "comunità" della condivisione, della vicinanza e dell'essere insieme, uniti.
Avere uno scopo comune, quello di ri-emergere da questa situazione stagnante ed opprimente.
"Solidarietà", certo, non siamo soli. C'è un "altro" accanto a me, che ha bisogno come me, se non più di me. Perchè dimenticarlo?

E se 1 +1 per una volta non facesse "semplicemente" 2 ma qualcosa di più?

Chiara