lunedì 28 novembre 2011

Se facciamo di nuovo un gioco e ragioniamo?

Come si gioca: Utilizzare i vari elementi per riuscire a scovare un possibile soluzione
Scopo del gioco: ragionare
Cosa si vince? Un società più attenta a se stessa

L'età si sta allungando, ci sono sempre più anziani, l'età pensionabile s'è innalzata, ci sono meno nascite e giovani in attesa di capire quale sarà il loro destino, famiglie che necessitano di allevare i loro figli e bimbi - che loro malgrado - sono qui con noi tutti e hanno gli stessi diritti di tutti noi, ma con un occhio di riguardo in quanto minori.

Soluzione 1) Favorire lo sviluppo della società valorizzando i giovani, la loro voglia di mettersi in gioco, di investire risorse personali al fine di dare una spinta all'economia e soprattutto creare, nuovamente, le basi per una società con un ricambio generazionale. Offrire spazio ai nuovi nati ed il giusto tempo agli anziani, non considerarli inutili e neanche "infiniti"

Soluzione 2) Sostenere la famiglia. La famiglia luogo privilegiato per la crescita, la cura e lo sviluppo di ogni cittadino. Sostenere le madri o le future madri (tempo di cura e tempo di lavoro, salari alla pari degli uomini e favorire le nascite), valorizzare il ruolo dei padri non sono collaboratori ma sono, anch'essi, genitori.
Offrire servizi adeguati per far sì che la famiglia possa esplicarsi anche all'esterno della quattro mura di casa, collaborando col terzo settore.

Soluzione 3) Non dimenticare i migranti, costituiscono il 10% del pil, quindi utilizziamo anche questo "ingrediente" per poter trovare una soluzione ottimale. Possono offrire spunti di riflessione sulla diversità ed accorgerci dell'altro e soprattutto dare, col loro apposto, una spinta all'economia ed al ricambio generazionale

Soluzione 4) E se fossero tutte le precedenti 3 integrate la soluzione ottimale?

Chiara

sabato 26 novembre 2011

26 Novembre giornata nazionale della colletta alimentare

In questo periodo di crisi mondiale, dove le famiglie (snodo centrale per la crescita e lo sviluppo di individuo) hanno serie difficoltà ad arrivare a fine mese e dove le strutture caritatevoli sono al collasso, la giornata nazionale della colletta alimentare assume un significato ancora più particolare, un valore speciale.
E' qui che la solidarietà di tutti noi fa capolino e permette ai 120mila volontari della Fondazione Banco Alimentare", presenti in circa 8600 supermercati, di poter redistribuire, quello che viene donato.
La fondazione tiene a precisare che coloro che sono riconosciuti come "poveri" sono circa 1.400.000 e sono numeri, che a me, fanno venir i brividi. Non sono accettabili.
Nel sentire la testimonianza di una famiglia con madre e padre quasi sessantenni con due figli adolescenti che, per via della loro avanzata età non possono mantenerli, fa ribollire il sangue e fa ancora più male, sentire che sono i genitori pensionati ad aiutare la famiglia. Quindi ringraziano tutti i giorni di avere ancora i "nonni" alle spalle ma, quando questi non ci saranno più?
Quanti diritti esigibili sono stati negati a questa ed altre famiglie??
Sono sempre di più ogni giorno che passa.
Che ben vengano queste giornate ma, spero, col tempo che il benessere sia accessibile a sempre più persone, a tutti i cittadini.
In conclusione riporto i numeri che arrivano dalla Rete Banco Alimentare che grazie alla sua attività quotidiana, combatte lo spreco di cibo (nel 2010 circa 65.000 tonnellate di alimenti, pari a un valore di 210 milioni di euro ovvero al carico di oltre 2.000 tir).

Prestiamo attenzione al nostro vicino.

Chiara

venerdì 25 novembre 2011

25 novembre giornata mondiale contro la violenza sulle donne


Oggi è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Analizzando il significato che può avere una giornata mondiale, mi chiedo perchè ancora vi siano violenze, discriminazioni, insulti, pregiudizi fino ad arrivare a reati.
Noi tutti siano persone, in quanto tali, dobbiamo essere rispettati senza discriminazioni di sesso, genere, razza, pensiero, fede religiosa. Mai arrogarsi il diritto di essere superiore ad una altro essere umano, abbiamo tutti pari dignità, diritti e doveri.
Le donne, così come le persone con disabilità, gli omosessuale, i migranti ed altre categorie subiscono violenze di tipo fisico, psicologico, diretto ed indiretto.
Una violenza non va mai nè perpetrata nè giustificata. Dobbiamo costruire una società basata sul rispetto, sulla solidarietà e sul riconoscimento dell'altro / diverso.
Un uomo non è migliore di una donna..nè viceversa;
Un "bianco" non è superiore ad un "nero"... nè viceversa;
Un "normodotato" non è diverso ad una persona con disabilità... nè viceversa.

Siamo tutti cittadini di un mondo, che col passare del tempo, sta perdendo di vista valori e diritti.
Promuoviamo cittadinanza.

Tornando nello specifico alla violenza sulle donne, mi sento di ribadire il concetto di "denuncia" (ho due esperienze di violenza, e non mi sono tirata indietro).
Le donne, le ragazze, le madri non sono oggetti e questo dovrebbe spingere l'altro a non violentare ma, qualora succeda, non bisogna pensare ai "ma" ed ai "sè", senza perdere tempo denunciare e far di tutto per proteggere se stesse e, se ci sono, i bambini.

Rivolgersi alle autorità affinchè la giustizia faccia il suo dovere, al Servizio Sociale affinchè si possa avere protezione, aiuto e sicurezza; i servizi dedicati possono essere: Centri antiviolenza - Casa delle donne - Linee di telefono dedicate. 
Questi servizi offrono: servizi specialistici, ospitalità, indirizzi segreti.

Con la speranza che il rispetto sia sempre più diffuso.

Chiara

giovedì 24 novembre 2011

Melting pot oppure totale chiusura?

Ieri il Presidente della Repubblica ha detto: " Chi nasce in territorio italiano, deve avere cittadinanza italiana".
Nella mia tesi, sostenendo l'intercultura, ho voluto sottolineare quanto la diversità sia un valore e non di certo uno svantaggio.
Ho sostenuto ancora che il 10% del PIL è prodotto dai migranti, che il calo delle nascite è controbilanciato dai bimbi nati da famiglie migranti e che, questa "melting pot", sicuramente non ci nuoce.
I confini degli Stati non devono essere barriere, così come il colore della pelle, così la religione e così la lingua. Sono tutte differenze che rendono unici gli esseri umani, sono diversità che potrebbero portarci ad una crescita personale, in primis.

Perchè non riconoscere cittadino italiano un bimbo che nasce qui e che probabilmente crescerà e vivrà qui in Italia.
Obiezioni che ho sentito sono: ma loro qui fanno quello che vogliono, noi se andiamo là siamo stranieri.
La mia risposta è stata: noi viviamo qui, e al nostro paese ed è alla nostra civiltà che dobbiamo pensare. Da qualche parte il cambiamento deve avvenire, e chi lo sà, magari il mondo di domani sarà più tollerante e più propenso, non solo all'integrazione, ma all'inclusione.

Chiara

martedì 22 novembre 2011

Bacco o sballo?

Che un bicchiere di vino "faccia sangue" e che, per tradizione, un bicchiere a tavola non lo può negare nessuno (se non il medico), bè non ci stupisce, non ci indigna e soprattutto non è da condannare.

Quando si passa a comportamenti che vanno dal pericoloso allo "sciagurato" bè, lì il condannare non è l'unica cosa che si dovrebbe fare, ma andare a fondo della questione, comprendere il motivo per cui i giovani si prodigano nel trovare svariate forme di sballo e sempre più "ingegnose".

Mesi fa, i telegiornali, passarono la notizia di ragazzi che, attraverso gli occhi, "ingerivano alcool, con conseguenze che possiamo solo immaginare, evitando di sperimentare. Il fenomeno si chiama "eyeballing".
Una nuova tendenza, però, arriva sempre dagli USA, ossia la "tampone mania" (notizia che ancora è da confermare, ma che solo l'idea di averla pensata dovrebbe far riflettere), ossia per ubriacarsi ma, per non puzzare di alcool, ecco che è possibile infilare nell'ano e nella vagina tamponi imbevuti.
E' una pratica che mi ha lasciato sgomenta invece, questa pratica è stata definita "very cool".

Dunque mi chiedo, ma è necessario spingersi così oltre per potersi divertire? E' strettamente necessario doversi ubriacare per poter godere della compagnia e della stima degli amici? I valori della società, l'amicizia, la voglia di stare insieme dove stanno finendo?
Non è essere bigotti ma voler capire cosa sta realmente accadendo. Sono sempre i giovani che hanno queste idee, mi chiedo (ancora) anzichè inventare simili pratiche perchè non sfruttare l'ingegno per produrre idee meno deleterie?

Siamo sempre sotto l'occhio del ciclone, noi giovani dobbiamo cercare di dare un'altra idea di noi, avremo tutti i difetti di questo mondo ma, sappiamo anche pensare e produrre. Abbiamo talento non gettiamolo al vento, e la società stessa faccia più attenzione ai suoi "frutti", non col la proibizione ma con l'educazione.


Chiara

lunedì 21 novembre 2011

Lavoro di comunità o "C'è posta per te?"

Senza nulla togliere a Maria de Filippi che, come tutti gli altri lavoratori, svolge il suo lavoro in tv ma, quello che voglio fare è comprendere determinate dinamiche di un programma.

Dunque, quando ci si ammala e neanche si è in grado di leggere, la compagnia più "classica" è la tv, decido quindi di accenderla e guardare questo programma "C'è posta per te", che conoscevo per sommi capi, ora che ho avuto modo di guardarlo meglio, bè ho diverse perplessità.

La prima, com'è possibile che le persone non sino in grado di comunicare nel loro intimo, ma che riescano abbassando una busta, con un pubblico (presente e non) e soprattutto le telecamere? Dovrebbe esserci più imbarazzo, invece, sebbene le lacrime rompano le parole, tutto riesce così facile, tutti parlano e s'abbracciano.

La seconda è: se il nostro welfare è sempre stato definito "familistico" perchè, allorquando il werlfare fallisce, ecco che subentra la famiglia a sopperire alle mancanze, perchè adesso ci pensa la tv? 
La cosa che più mi ha sconvolto è stata la cantante Pausini che ha detto ad una ragazza che gli avrebbe pagato gli studi di fisioterapista. La storia famigliare è triste, simile alla mia, a ben pensare, ma ecco che mamma tv e la zia De Filippi (sotto mentite spoglie della Pausini), regala gli studi universitari.
Mi chiedo quanto sia corretto?
Mi chiedo quanto questo sia giusto?
Mi chiedo tutti gli altri ragazzi che non hanno accesso allo studio, devono chiamare Mediaset, oppure devono percorre strade e percorsi che portano a capire quanto sia importante rivendicare i propri diritti esigibili?

Insomma, se lo Stato fallisce, bene c'è il Terzo Settore, c'è la comunità che interviene a sostenere gli individui...ma quando fallisce la comunità? Ma quando le persone non sanno più che parte andare, perchè non guardarsi attorno e capire che c'è "l'altro".

Non critico le scelte personali, ma voglio andare oltre e capire perchè di fronte a questi accadimenti si resta inermi? Il lavoro sociale non esiste più? Il comprendere che lavorando in rete si può iniziare una nuova era che permette di rendere anche i cittadini più consapevoli, forse eviterebbe di vedere in televisione scene del genere.

venerdì 11 novembre 2011

Facciamo un gioco? Ragioniamo!

Un bimbo nasce e si trova ad osservare il mondo immerso nelle dinamiche della sua famiglia.

Un ragazzo cresce ed affronta il mondo sui banchi di scuola, tornando - poi- a casa dalla sua famiglia.

Un giovane lotta contro "il sistema" nelle piazze, urlando anche in silenzio, trovando poi rifugio nella sua famiglia.

Un uomo ed una donna, adulti,
hanno il diritto di godere del loro mondo, costruendo una famiglia. Una famiglia senza discriminazioni.

I figli di questi adulti hanno il diritto ed il dovere di osservare, affrontare il mondo, lottare contro il sistema per diventare adulti, dando vita ad una nuova famiglia.

I figli, i nipoti, che verranno al mondo avranno bisogno di avere una famiglia, calda, accogliente e responsabile e non allo stremo perchè i diritti esigibili non sono realmente esigibili;
non disgregata perchè si sono persi valori di condivisione e comunicazione;
perchè la stanchezza e la durezza della vita ci logorano sempre più.

Se valorizziamo la famiglia, come formazione sociale, senza giudicare se questa è "giusta" oppure "sbagliata", se diamo la possibilità alle famiglie di essere un nido ed allo stesso tempo un trampolino di lancio, credo che avremo modo di vedere un vero cambiamento.

Adesso le famiglie sono ridotte a "misero salvagente" senza considerare che i genitori non sono immortali e, come loro hanno diritto di vivere la vecchiaia come si meritano, noi - figli e nipoti - abbiamo il diritto di poter contribuire alla costruzione del mondo di domani.

martedì 8 novembre 2011

Quanto è facile eliminare anzichè analizzare

"Prendere e buttare via la chiave". Sono le parole che, spesso, vengono ripetute quando si apprendono notizie che rientrano nella categoria "cronaca nera".

Omicidio, violenza sessuale ed altri reati lasciano senza parole, tolgono il fiato, soprattutto perchè attorno si costruisce spesso un "teatrino" dimenticando che la vittima non è un attore ma, non c'è solo questo aspetto.
C'è la giustizia, c'è la prevenzione, c'è il lavoro sul territorio e sulle comunità, ci sono le politiche, ci sono i pregiudizi ed, infine, il senso comune.

Perchè credere che ammazzare una persona che ha, a sua volta, ucciso sia la soluzione migliore?
Perchè la punizione (sempre che lo sia) per chi ha commesso un reato sia quella di eliminare, anzichè riflettere sulle cause e lavorare su queste ultime.

Il professore Prina parla di "nuovo senso comune penale", emarginare, nascondere sono le parole d'ordine. Se nessuno sa nulla, il problema è risolto?
Non sarebbe, invece, meglio comprendere quali sono i meccanismi che spingono le persone a compiere determinati atti, senza cadere nell'errore della "scusante".

Il furto di un anziano che ruba al supermercato perchè la sua pensione non basta per sopravvivere, non ha lo stesso peso di un omicidio ma, anche il furto è reato, e quindi capire che quell'anziano, forse, non avrebbe rubato se si vedesse riconosciuti i suoi diritti sarebbe un passo avanti per la civiltà.
Capire che un uomo uccide, forse, non lo fa per puro spirito omicida ma, perchè disperato, perchè fragile.
Capire che la società sta spingendo verso un punto di non ritorno, dove non c'è spazio per l'ascolto, per la comprensione, per la condivisione.

No, tutti contro tutti e chi non ce la fa, per un qualsiasi motivo...eliminiamolo.
Perchè non offrire un sostegno prima? Cercare di evitare che determinate situazioni si verifichino?

Non siamo tutti uguali, non tutti abbiamo una forza d'animo, di spirito, risorse personali e sociali per affrontare i repentini cambiamenti...e forse se ci fossero più risorse, anche solo umane, avremo meno bisogno di nascondere.

Concludo: credo che ogni reato sia grave, che ogni azioni sia grave se questa ferisce un'altra persone ma, credo anche, che, non siamo noi a dover giudicare. Chi lo deve fare deve avere però la capacità e gli strumenti per poterlo fare con "serenità" ed onestà.  La giustizia dev'essere uno strumento per la prevenzione e per la deterrenza non per la sola e semplice punizione.

lunedì 7 novembre 2011

Il mio Paese...l'Italia.

Gaber cantava: "Io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono!"
Con le voci che stanno circolando in questo momento mi sento di riflettere su questo nostro paese:

Accendiamo la tv e vediamo immagini di persone con la schiena piegata che, con i loro soldi, hanno preso stivali, pala e secchi per far riemergere le strade di una Genova che nel giro di una giornata ha perso tutto. Ed il pensiero corre ad i miei che sono là. Per fortuna stanno tutti bene.

Cambiamo canale, c'è un'inchiesta su chi riesce ad arrivare a fine mese. "Fine mese?" risponde una mamma con due bambini. "Noi non arriviamo neanche alla seconda settimana, andiamo alla Caritas e spesso chiedo il bis, che porto a casa per poter mangiare la sera!"

Lo zapping mi porta su un altro canale e sento che discutono dei giovani che non hanno lavoro e che spesso lasciano l'Italia, il loro / nostro paese, perchè non c'è speranza. All'estero valorizzano il talento, ed ascolto la storia di un ragazzo di Cuneo, che dopo aver pubblicato la sua tesi viene contattato da un imprenditore americano che, solo dopo aver letto la tesi, gli ha dato i soldi per sviluppare la sua idea.

Ed ancora, leggendo le notizie on line, si apprende che all'Aquila vengono ora chieste le tasse arretrate, dopo che le foto dimostrano e mostrano quanto, quella città, sia ancora a pezzi.

Leggiamo ancora di omicidi, di rapine, di suicidi, di mala sanità, di povertà, di quanto questo nostro paese non sia più quello che noi tutti vogliamo, ma che sia un paese ala deriva, distrutto, affamato, disoccupato e distrutto - moralmente e fisicamente.
Voglia un'Italia che sappia garantire a tutti i suoi cittadini ben-essere, speranza e futuro.
Ci sono ingenti danni, siamo sventrati ma cerchiamo di capire che, se le Comunità, i cittadini tutti si unissero, lasciando da parte l'individualismo, forse avremo ancora la possibilità di poter guardare al futuro.

I professionisti del sociale, assistenti sociali, educatori professionali, psicologi,  tutti insieme devono unirsi per poter creare quel senso di comunità, di fiducia verso le istituzioni facendo loro per primi un passo avanti. Certo, c'è il lavoro "dietro le quinte" ma, come esiste la regia esiste anche la "messa in scena".


Chiara

mercoledì 2 novembre 2011

I giovani ed il futuro

Ragazzi, giovani, adolescenti...siamo sempre noi.
Una fetta di popolazione mondiale, non siamo esseri strani che vagano sulla terra, siamo noi, quello che voi siete stati un tempo e, quello che saranno i bambini quando cresceranno.

Siamo stati definti: confusi, indecisi, bamboccioni, svogliati, senza principi. Il peggior ritratto che si potesse fare, triste, mesto e senza speranza.

Voglio urlare e far comprendere che non è così. Noi non siamo così!
Noi abbiamo voglia di fare;
Noi abbiamo voglia di dire;
Noi abbiamo voglia di dare;
Noi abbiamo voglia di essere;
Noi abbiamo voglia di costruire;
Noi abbiamo voglia di partire;
Noi abbiamo voglia di arrivare.

Noi abbiamo, noi siamo.
Vedere i servizi televisivi che dipingono i giovani che non hanno voglia nè di lavorare nè di studiare fa male..chiediamoci il perchè. Andiamo in fondo alle cose, non soffermiamoci su di un dato.
Noi, come tutti siamo persone.

Noi giovani siamo il futuro adesso, adesso costruiamo il domani.
Noi sogniamo un futuro, noi sogniamo di essere un mattone del mondo di domani, tutti insieme saremo le pareti della società. Vogliamo che siano solide, non vogliamo che il lupo soffiando le butti giù.
Questi sogni hanno qualcosa di concreto dentro, il cuore, il cuore dei nostri sogni pulsa...

Non permettiamo, non lasciate che quel cuore, smetta di battere...il domani è qui.

Dedicato a tutti: ai giovani di età, ed ai giovani di cuore ed anima.

Chiara