domenica 25 gennaio 2015

Una riflessione dopo la puntata di "Presa Diretta"

Ho twittato e lasciato messaggi su Facebook questa sera, ma è necessaria una riflessione anche qui.

Noi Assistenti Sociali siamo stati nuovamente accusati, tacciati di pressapochismo, di valutare la povertà come un motivo valido per smembrare una famiglia e di trarne anche profitto.
Non voglio cadere nella polemica, ma una volta terminato il servizio sulla Danimarca e sui tagli ai fondi delle politiche sociali in Italia, devo assolutamente scrivere qualcosa.

Noi Assistenti Sociali siamo un "nodo istituzionale", siamo in prima linea e sappiamo quanta fatica faccia la cittadinanza ad andare avanti, entriamo in case spoglie, abbiamo a che fare con persone che non sanno più dove sbattere la testa, ma vanno avanti, rinunciano a tutto tranne che alla dignità.
Essendo lì, a diretto contatto con loro, spesso riceviamo insulti, veniamo aggrediti, il telefono che "trema" per gli urli che dall'altra parte cercano di arrivare dritti al nostro "punto debole".

Non incassiamo, ma cerchiamo di spiegare, di ragionare insieme e costruire un orizzonte condiviso.

E' questo, forse, che non basta!
Siamo la voce di chi ha fatica ad "urlare", siamo persone che sanno quali sono i diritti esigibili delle persone, siamo formate, studiamo e continuamente ci teniamo aggiornati per non scadere nel senso comune e nell'approssimazione, allora ecco che non dobbiamo accettare le condizioni che "Presa Diretta" ha elencato e messo in evidenza.

Dobbiamo lavorare in scienza e coscienza, sapere che in gioco non ci sono bruscolini, ma vite umane. Detestiamo il paragone coi medici, ma io lo trovo calzante. Il chirurgo taglia e causa un'emorragia, l'Assistente Sociale, che lavora in condizioni complesse e deve far i conti con risorse risicate, deve sapere che le sue parole, il bisturi del chirurgo, hanno un peso e sono strumenti potenti.

L'Assistente Sociale che ha scelto questo lavoro deve avere la forza e le capacità di agire ed interfacciarsi con i decisori politici, argomentando e spiegando il suo lavoro.

Il cittadino deve avere il diritto di avere fiducia nell'Assistente Sociale e non temerla.
Una signora, ad ottobre 2014 (lo ricorderò per un bel pò di tempo) si è seduta di fronte a me, era la prima volta che mi vedeva, mi guarda e mi dice: «Se ti racconto come stiamo tu mi porti via la bambina?», mi si è stretto il cuore, ma ho allargato il sorriso e scosso la testa.
Avremo così tanto lavoro da fare...se così fosse.

Sappiamo bene che il periodo storico non è dei migliori e sappiamo che noi abbiamo il dovere di incidere sul benessere sociale delle persone e delle comunità.

Ci insegnano ad essere creativi in tempi di crisi, credo che sia necessario affinare l'arte della conoscenza e non della creatività, conoscere quelli che sono i nostri diritti e come esercitarli sia la strada per veder migliorare il nostro paese.

Non sono una fan accanita di Fedez, ma in una canzone canta così:
«L'italiano fa casino durante il minuto di silenzio,
ma poi sta in silenzio per anni quando dovrebbe far casino.
L 'italiano per protestare in piazza aspetta che ci sia il sole,
il bollettino meteo guiderà la rivoluzione»

Cogliamo la provocazione e ragioniamoci su.

Ho una motivazione in più per amare il mio lavoro e far sempre meglio quello che ho scelto di fare nella vita!

Chiara

Nessun commento:

Posta un commento