venerdì 25 luglio 2014

Viaggiando, viaggiando...arriva il "Ludobus"

La settimana scorsa ero nelle Langhe in occasione della manifestazione culturale "Collisioni", ma non è di questo che voglio scrivere, ma bensì del "Ludobus" e delle attività dell'Associazione R.E.S.P.I.R.O.

"Ludobus" - Associazione R.E.S.P.I.R.O.
Arrivando nella piazza principale di Alba vengo accolta da sagome di legno di burattini", nella serata si sarebbe tenuto uno spettacolo, di marionette, molto divertente.
Allargando, però, lo sguardo, vedo la piazza interamente occupata da giochi e da bambini intenti a capire le modalità e a divertirsi.

Non nascondo di aver voluto diventare piccola, per solo 5 minuti....e giocare insieme a tutti i bimbi.
Non potendo, decido di passeggiare fra i giochi, di osservarli, di sentire i commenti dei bambini e dei genitori.

Il clima che regnava in quella piazza era sublime, nessuno urlava, nessuno piangeva e nessuno litigava.
Tutti sperimentavano quello, piuttosto che l'altro gioco.

Non erano nè "Nintendo", nè "X-box" nè altri giochi simili, erano i giochi, che a noi piace chiamare "di una volta", ma, che di moda, non passano mai.

C'era la sagoma di un personaggio di un cartone con diversi buchi e ciascuno aveva un punteggio, bastava solo fare "centro";
c'era il flipper che non suonava e non aveva luci folgoranti, ma aveva biglie e chiodi per disegnare gli ostacoli o stabilire il punteggio;
c'era un asse di legno su due copertoni ed un bastone con all'estremità due cuscini;
c'erano i mattoncini, c'erano le biglie;
c'era una bicicletta da pedalare al contrario ed un piattino girevole, lì si poteva disegnare pedalando!!

C'erano i colori! C'erano i sorrisi! C'era il mettersi alla prova e c'era il giocare insieme!

Questi giochi, caricati sul "Ludobus" vanno a "spasso" in cerca di spazi aperti e di bambini pronti a giocare, a sperimentarsi e prendersi il loro spazio, lo spazio del «gioco».

Ho scritto, all'inizio, che non posso tornare bambina, ma posso giocare.
Posso sedermi in terra e creare un percorso alla biglia che tengo in macchina (regalo di una bimba, neanche a farlo apposta).
Posso prendere i mattoncini e farne opere meravigliose, distruggerle e rifarle....all'infinito.

Io posso, noi tutti possiamo.
Non sono un genitore, ma lo fossi il mio bambino lo porterei di corsa arrivasse il "Ludobus" nella mia città.
Abbiamo perso il senso del «gioco», il significato dello «stare insieme», siamo catturati da schermi touch e video games.

Prendiamo in mano una corda e....saltiamo.
Prendiamo un gessetto e disegniamo in terra "la settimana" e saltiamo.

Concludo sottolineando che il piacere di quella piazza erano i sorrisi dei bambini e l'armonia che regnava. Da molto non trovavo un clima così e grazie a "Ludobus" e l' Associazione R.E.S.P.I.R.O. l'ho rivissuto.












lunedì 14 luglio 2014

A voi, che siete stati i miei compagni di viaggio per quasi 3 anni

"Quasi", sì, mancavano solo un paio di mese e si potevano festeggiare i tre anni insieme.

Tre anni che non sono volati, come spesso si sente dire.
Sono stati tre anni densi, difficili, pieni di insicurezze e di momenti che dal ridere ci è venuto anche mal di pancia.

Si sono conclusi oggi!
Non perchè l'abbia voluto io, ma perchè le scelte di altri hanno portato a questo.

Penso di avere in testa più di 50 nomi di bambini che hanno attraversato la mia strada, sostando, chi più chi meno, chi crescendo con me in questi ultimi tre anni.
Chi solo un paio di giorni, ma abbiamo festeggiato il compleanno insieme, chi ha concluso il percorso delle scuole medie dicendomi qualche giorno prima: «Lo so che non devo, ma cazzo fra qualche giorno gli esami!»

Un centinaio di occhi, azzurri, marroni, verdi...capigliature e colori di capelli differenti.
Caratteri così diversi che, talvolta, abbiamo avuto bisogno di qualche giorno in più di "rodaggio".

Manine che si poggiavano alle mie per vedere «quanto è lunga la tua mano», così come un piedino - in piscina - l'anno scorso.

«Chiara, ma se salgo sulla sedia arrivo alla tua altitezza??»

Disegni, fogli, dediche, semplici scritte e lettere.

Piccoli segreti, perchè, qualche amore, si sa, che prima o poi sboccia e così come le lacrime, perchè il mondo ai "piccoli" tira degli scherzi che non fanno per niente ridere.

Mi porto a casa così tante cose che farei invidia al più ricco dei re!

Tutti nel mio cuore e nel mio bagaglio personale, perchè se questi anni hanno avuto un senso, è perchè loro, questi 50 bambini, mi hanno insegnato e tanto. Mi hanno stupita, emozionata, fatta arrabbiare, urlare, ridere e commuovere, ma soprattutto capire.

Capire che è importante la qualità della relazione, il cuore e la passione che si mette nel lavoro e...che loro, così piccini, bè hanno già capito tutto!!

Vi ho abbracciato oggi e vi ringrazio!

Chiara



mercoledì 2 luglio 2014

Quando si dice lavorare con i bambini...

Sono fiera ed orgogliosa di poter lavorare ed avere a che fare con queste splendide creature tutti i giorni, o quasi.
Sono fiera perchè, nonostante io abbia sentito sminuire il ruolo e visto avvicinare ad un "semplice" babysitteraggio, nel mondo dei bambini io ci sto comoda! Talvolta comodissima, ed imparo, imparo davvero tanto!

Quest'oggi, un lavoro sulle emozioni mi ha davvero aperto il cuore.
Momento introduttivo di presentazione, adattamento all'attività, entriamo nel vivo, fino al momento in cui, dopo un discorso fatto sulle emozioni, ci siamo sdraiati in terra ed abbiamo pensato a quale fosse la nostra emozione in quel momento e cosa significasse per noi.

Occhi chiusi, silenzio e cuore aperto.

Le emozioni più ricorrenti: amore, felicità, amicizia. Sentimenti analizzati.
Gli slanci d'amore erano verso la famiglia ed i propri animali, verso gli amici. Il volersi bene, il non litigare.

...ma...

Alza la mano un bimbo di 7 anni, ingenuamente, contro corrente che dice "Io sto pensando a tutte le persone povere che incontro per strada! Mi dispiace"!

Ammetto di aver dovuto deglutire per non avere un cedimento dovuto all'emozione.
Il lavoro terminava col il disegno di questa emozione o del pensiero espresso (in fondo all'articolo trovate il disegno di questo bambino!).

Io, ho apprezzato così tanto il pensiero di questo fanciullo che mi sono avvicinata, sdraiata - quasi - accanto a lui per vedere la sua espressione, era pensieroso, rifletteva e dopo avermi guardata mi dice: «Io adesso disegno una famiglia riccona che non pensa alle persone che hanno bisogno!»

Credo che sia sufficiente questa sua frase per concludere l'articolo (nel frattempo, noi tutti, meditiamo!)

Chiara