lunedì 11 febbraio 2019

Un senso


...dopo giornate come questa deve esserci "un senso".
Un senso al nostro essere, un senso al nostro "andare".

Un senso.

A volte è così faticoso trovarlo, o anche solo ricordarsi che deve esserci.

Un senso.

Tutto il dolore di oggi, gli occhi incrociati bagnate da lacrime di rabbia, quel silenzio così disarmante e così colmo di una sola parola "aiuto".

Un uomo, un padre e un marito.
Tre ragazzi, figli, così giovani...

Una stanza, parole difficili e la lotta fra quel senso di vergogna nel lasciarsi andare e lo stomaco che vorrebbe urlare. Il tempo, il rumore delle macchine che contano i battiti deboli, un senso di impotenza devastante, aggrapparsi a una speranza che non ha più colori.

Un senso.

Quel bisogno di non sentirsi soli, quel bisogno di sapere che qualcuno sa cosa deve essere fatto, quel bisogno di guardare un viso - sconosciuto - e prendere una decisione.

Un senso.

Essere consapevoli di quello che si è e di quello che nella vita si vuole fare anche se la pancia trema, anche se il cervello è saturo, anche se...

Un senso.

Nelle parole, nei gesti, nell'umanità data e ricevuta, nel "grazie", nel consegnare il dolore nelle mani di una persona e sperare di non vederlo gettare a terra.
Concludo con le parole di Cristicchi, io per oggi, non ne ho più

"Attraversa il tuo dolore arrivaci fino in fondo
Anche se sarà pesante
Come sollevare il mondo
E ti accorgerai che il tunnel è soltanto un ponte
E ti basta solo un passo per andare oltre"