venerdì 7 giugno 2013

E' ora di fare un pò di chiarezza

Forse ho aspettato troppo, ma credo sia ora di fare un pò di chiarezza.
Nel mondo del sociale esistono diverse figure, ognuna di queste, però, ha delle competenze, conoscenze e compiti ben precisi. Vado a specificarle, cercando di sgombrare il campo da dubbi in merito alle professioni.

Assistente Sociale: è un professionista dell'aiuto. La professione è stata ordinata con questa legge: 23 marzo 1993 n. 84 che, nei primi tre articoli, spiega molto bene chi sia un assistente sociale e quali sono i requisiti per esercitare la professione: la laurea, sostenere un Esame di Stato e la successiva iscrizione all'Albo. E da qui è possibile accedere al sito dell'Ordine Nazionale degli Assistenti Sociali, e da qui è possibile leggere un D.P.R. che approfondisce con dovizia di particolari.

Educatore Professionale: è un operatore o sociale o sanitario (dipende dal percorso di studi che ha scelto di seguire), che in seguito alla laurea, attua progetti educativi e/o riabilitativi volti a promuovere e a contribuire allo sviluppo delle potenzialità di crescita personale e di inserimento e partecipazione sociale. A questo link è possibile saperne di più su questa figura professionale.

Psicologo: come si può leggere all'articolo 1 della legge: 18 febbraio 1982 n. 56, «La professione di Psicologo comprende l'uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito». Qui il sito dell'Ordine Nazionale degli Psicologi.

Operatore Socio Sanitario (O.S.S.): figura professionale riconosciuta con l'Accordo fra Stato e Regioni del 2001, ed ha sostituito gradualmente altre figure professionali, come gli ATA, gli ASA e gli ADEST unendo in una figura sola sia competenze sanitarie che sociali. Svolge attività che mirano ad aiutare le persone a soddisfare i propri bisogni fondamentali, finalizzate al recupero, al mantenimento e allo sviluppo del livello di benessere, promuovendone l'autonomia e l'autodeterminazione. Si acquisisce il titolo di OSS a seguito di un corso di almeno 1000 ore tenuto da Enti Locali preposti ed identificati a livello regionale.

E vi sarebbero altre figure da descrivere (infermiere, logopedista, psichiatra, badante, animatore etc..), ma tutte queste hanno, nell'immaginario comune, una precisa posizione ed identificazione.
Io sono un'Assistente Sociale e spesso sento confondere la mia figura professionale, il mio ruolo professionale con quello di altri, a volte con conseguenze spiacevoli per la professione tutta.

Si sentono casi di persone incapaci maltrattate, persone disabili maltrattate o insultate, minori insultati o maltrattati da assistenti sociali, ma che in realtà assistenti sociali non lo sono. Come lo si scopre? Lo ripeto: andando a verificare se quella persona è un professionista o meno, consultando l'Albo della professione, nel nostro caso quello degli assistenti sociali, ogni regione ne è dotata.

I giornalisti, i conduttori televisivi, chiunque voglia divulgare una notizia deve accertarsi prima che le sue affermazioni siano corrette e veritiere.
A tal proposito pubblico il comunicato stampa dell'Ordine Nazionale di oggi in merito ai fatti del Vicentino e del ragazzino autistico maltrattato.

Chiara

11 commenti:

  1. Chiarezza è stata fatta.Bisogna diffondere

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  2. Grazie Chiara! Un pò di informazione seria fa solo bene.Elena

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  3. Teresa, diffondi pure, senza problemi!
    Elena, da qualche parte si deve cominciare per cambiare le cose...ho provato ad iniziare da qui!

    Grazie a voi!

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  4. Complimenti Chiara, non potevi essere Piu' esaustiva!

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  5. ciao!questo post sul tuo blog è la risposta alla domanda che mi ponevo solo qualche ora fa.ho sempre subito il fascino delle professione di assistente sociale,ma mi spiegheresti nel concreto cosa fai tu che eserciti la professione?sto pensando di intraprendere questa strada,ma mi piacerebbe conoscere le cose con più concretezza.grazie mille

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  6. Ciao,
    io adesso come adesso non esercito la professione per i motivi triti e ritriti, esercito la professione occasionalmente, con la speranza che la nostra professione venga valorizzata e sopratutto sostenuta con le giuste modalità.
    Ci sono troppi pregiudizi, troppe critiche che annebbiano i pensieri dei "non addetti ai lavori".
    Dal mio canto, posso dirti una cosa, che è quella che ancora ieri ho detto ad un colloquio: "io ci credo in questo lavoro".
    Se ci credi e non vuoi fare l'assistente sociale (o lavorare nel sociale tanto per...) allora segui il tuo desiderio.
    C'è molto da studiare, c'è da restare costantemente aggiornati, si ha a che fare con situazioni difficili da gestire, frustrazioni, soldi che mancano, servizi che vengono tagliati.
    Prima di tutto c'è da ricordare che: siamo persone e lavoriamo con le persone. Non per le persone.
    Se lavorassimo per: saremmo la soluzione, come la minestra nel piatto, ma noi lavoriamo per l'autodeterminazione e lo sviluppo, non solo del singolo, ma di tutta la società.

    Il mio docente di org. del servizio sociale mi disse: che è il lavoro più bello del mondo...io ne sono convinta.
    Se hai deciso di seguire questa strada, fammi sapere =)
    In bocca al lupo,

    Chiara

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  7. di nuovo ciao!la penso come te su molti punti.ancor prima di iniziare a studiare subisco il pregiudizio di chi dice che l'assistente sociale non viene molto richiesto nella pratica. e invece credo fermamnete che in un clima di tale degenerazione che stiamo vivendo sia un lavoro da valorizzare molto. ma al di là del risvolto pratico credo sia una missione,un lavoro da fare solo se fortemente sentito.tra l'altro la tua frase "lavoriamo con le persone,non per le persone" mi ha conquistato.
    ti ringrazio molto per le tue delucidazioni e consigli :)

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    1. Ciao Anonimo, dici bene:- l'assistente sociale non viene richiesto nella pratica-.
      L'impressione che mi sono fatto è che l'as trova a stento collocazione lavorativa non perché non ve ne sia necessità o non abbia competenze da spendere ma perché per anni ha vissuto di rendita e da qualche anno si confronta con altre professioni più agguerrite e che appaiono più pratiche.
      Nell'era dalla iper-specializzazione essere di tutto un pò non giova affatto.
      Come se non bastasse la riforma del 2000 ha di fatto rinfoltito gli organici pubblici di assistenti sociali e con il turn over quasi bloccato rimangono poche vie d'entrata.
      Personalmente credo fermamente che l'AS debba condividere competenze e l'esperienza maturata con una platea più ampia possibile ed in quest'ottica la via che mi sembra più praticabile è quella di un occupazione all'interno del welfare state e con l'impegno politico. Le sorti di una professione passano anche da qui e qualcuno nel bene o nel male ci sta provando.
      Sono d'accordo con te quando dici che in un clima di degenerazione sia un lavoro da valorizzare ma nessuno individuerà in noi una valida risorsa se non saremo noi a dimostrare di meritarlo. Nel mio piccolo, convinto di quanto dico, ho preso parte ad un progetto di sviluppo di comunità all'interno di un quartiere popolare dove risiedo e mi prodigo al fine di abbattere qualche pregiudizio nei confronti della professione; i miei vicini di casa sono consci della mia formazione professionale quanto del fatto che non opero in qualità di dipendente comunale ma come assistente sociale a titolo gratuito.. anzi pago l'affitto oltre ad offrire il volontariato...Vabhè.. :-)
      Forse, avremmo più spazio nel momento in cui alla battaglia partecipassero quegli assistenti sociali che lavorano all'interno dei servizi che dovrebbero spalleggiare chi come me e tanti altri colleghi lotta da fuori per rivendicare un ruolo. Gli stessi che dinanzi alle ingerenze di altre professioni e nei confronti di scelte politiche o mandati istituzionali non coerenti con i principi della professione dovrebbero utilizzare il codice deontologico per far fronte all'emarginazione della professione.

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    2. Ciao Simone,
      credo tu abbia toccato un punto fondamentale.
      Noi As dobbiamo essere in grado di spalleggiare fra noi, di essere una comunità professionale compatta!
      Tanti si ricordano che esiste una comunità, oppure un ordine solo quando bisogna pagare una tassa, ma nel quotidiano non fanno promozione o divulgazione.
      Come dici giustamente tu, siamo a noi a dover iniziare un cammino, un percorso volto al cambiamento per poter conquistare qualcosa, che, forse, dovrebbe essere nostro, ma che non siamo in grado di ottenere o di "tenere".
      Siamo davvero tanti AS sul territorio nazionale, non abbiamo niente di meno rispetto ad altre professioni, Laurea, Esame di Abilitazione, un Ordine, un Codice Deontologico...quindi perchè non valorizzare quello che facciamo o vogliamo fare nelle vita??

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  8. Felicissima di averti "conquistata".
    Grazie per aver lasciato il segno del tuo passaggio qui nel mio blog, spero di leggerti nuovamente.

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