domenica 25 febbraio 2024

"Non è vero ragazzo che la ragione sta sempre col più forte" R. Vecchioni - Sogna ragazzo sogna

“I giovani non hanno bisogno di sermoni,
i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo.”
S. Pertini - Discorso fine anno 1978


In questi giorni, sarà per coincidenza, sarà di no, mi confronto sovente con persone, le più diverse, sullo stesso argomento: i giovani e il domani. I figli e il futuro.

Sento frasi del tipo: "No, ma io non posso pensare di mettere al mondo un figlio che cosa gli offro?", "che mondo lasciamo a 'sti ragazzi?", "i giovani e i bambini in carico oggi ai servizi sociali saranno gli adulti di domani, che ne sarà?", "non c'è futuro!", "non c'è speranza" e... potrei andare avanti ancora.

Quello che mi ha profondamento colpita, però, è il racconto di una mamma che mi ha raccontato di quanto suo figlio ha subito a scuola e delle dichiarazioni che ha fatto dopo il bullismo e le cattiverie gratuite ricevute. Il desiderio di farla finita.
Questo post, però, non è legato al bullismo, è legato a quanto i bambini, i ragazzi e i giovani di oggi, futuri adulti di domani, abbiano bisogno. Ossia di essere cresciuti, accompagnati, indirizzati, sostenuti, ascoltati, riconosciuti e compresi.

Da tutti.
Da tutte le istituzioni.
Da ogni adulto.

Le immagini di Pisa, aberranti, cariche di cattiverie e oscurità, sono la chiara dimostrazione di come il forte desiderio di essere, di esprimersi e di voler essere riconosciuti e ascoltati venga, letteralmente, oppresso. 

Un uomo armato di manganello contro un uomo disarmato.
Studenti con in mano una bandiera contro agenti di polizia armati di manganello

A cosa serve tutto questo?
A cosa serve reprimere un corteo di giovani e studenti con delle armi?
Che cosa abbiamo insegnato e che messaggio è passato?

Paura. 
Violenza.
Repressione.

E' di questo che abbiamo bisogno?

Abbiamo bisogno di teste pensanti che hanno il diritto a esprimere un pensiero senza dover temere di finire in ospedale!

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha dichiarato: «L’autorevolezza non si misura sui manganelli. Usare i manganelli con i ragazzi «è un fallimento». Ecco più cristallino di così! 
Sono necessari esempi e sono necessarie figure autorevoli che, però, non incutano timore, ma fiducia. Questo concetto è ben espresso dalla mamma di Federico Aldrovandi a "Muschio Selvaggio" quando, con commozione ed evidente dolore, si rimprovera per non aver messo in guardia il figlio: «Dovevamo insegnargli che si deve avere paura della polizia». In questa forte provocazione, o presa d'atto di quello che è accaduto, il concetto è ancora più forte. E' davvero questo quello che dobbiamo spiegare ai nostri figli e ai giovani che si affacciano a vivere la vita?

Cosa possiamo insegnare ai nostri figli?

Cosa lasciamo ai giovani?

Che esempio possiamo essere per loro?

Interroghiamoci, con un forte senso di responsabilità, su quanto è accaduto.

Concludo con le parole che esprimono lo sconcerto del Rettore dell'Università di Pisa, Riccardo Zucchi che potete leggere qui


Chiara


Immagine creata con IA




venerdì 26 gennaio 2024

I colori del "kàmptein" - dal rosso al verde "I must be on my way"

"All things must pass

none of life’s strings can last

so, I must be on my way

and face another day "

G. Harrison - 1970

Non scrivo da tempo, ma è da tanto tempo che penso di farlo. 
Vero! Non l'ho fatto e lo faccio solo adesso, ma è così che è andata. 

Scrivo perché sono accadute così tante cose e ho bisogno di trovare, fra di loro, un filo rosso comune.
C'è, eccome se c'è. 
L'ho trovato.

E' un filo rosso che nasce Carminio, prosegue Valentino e poi Scarlatto

E' un filo bagnato di lacrime, lacrime copiose e dolorose.

E' un filo coccolato da abbracci e baci intensi.

E' un filo a tratti spezzato e in quei tratti il rosso è Mogano; si è spezzato perché, forse, il coraggio è venuto meno, o forse, perché quel coraggio ha avuto la forza di curvare, spezzare, di tranciare e lasciar andare. 

E' un filo forte, sicuro alla base, sulla quale cammino e mi riconosco. E' rosso Cremisi.

Questo filo che accomuna è il mio cambiamento

Cambiamento...una parola che noi assistenti sociali sentiamo fin dai primi giorni della nostra formazione.
Temo, però, che non ci soffermiamo abbastanza a riflettere sul suo significato e non lo svisceriamo, o ancora non ne facciamo esperienza.

Avete mai provato a lasciare la vostra zona sicura, quella chiamata comfort zone
No, non intendo cambiare strada per andare a lavorare, oppure modificare l'orario di sveglia mattutina per fare due esercizi perché, bè, il nostro personal trainer tik-toker così ci dice di fare.

Uscire dai confini della zona sicura significa perdere l'equilibrio e vedere quel Carminio intorno a sé, bè diamine se fa paura!!
Lì nascono domande, domande profonde ed esistenziali. 
Lì nasce anche, in parte, un senso di colpa.

Da quel barcollare, allora, è importante trovare un orizzonte, avere attorno chi quell'orizzonte lo rende chiaro e nitido e non è sempre così scontato.

Noi abbiamo risorse, abbiamo amici, parenti, conoscenti e anche "nemici" che ci aiutano a delineare l'obiettivo, ma tutti sono così fortunati?
Le persone che accompagniamo sono così attrezzate? Oppure sono sole, mal consigliate, impaurite e quella comfort zone resta quello che loro conoscono e non vogliono assolutamente sentire parlare di "cambiamento"?
Chi siamo noi per dire loro di uscire da quella comfort zone?

La zona sicura non deve per forza essere modificata del tutto, a volte va collocata altrove, o solo rimessa in carreggiata, ed ecco che noi possiamo essere davvero buoni accompagnatori e lo saremo ancora di più se facciamo esperienza di quel barcollare.

Ho perso l'equilibrio, le parole (come canta il mio buon vecchio Liga) e qualche certezza quotidiana, ma sono avvolta da Cremisi.

Il complementare del "rosso" è il "verde" che è il mio colore preferito. Quell'orizzonte è verde Smeraldo ed è là che devo tendere.

Chiara
Immagine creata con IA