lunedì 12 ottobre 2020

“Un tempo era grande il rispetto per una testa ricoperta di capelli bianchi.” Ovidio

Ciascuno di noi, credo, debba ammettere di avere un punto debole. Quello che, se sollecitato, ci fa tremare e smettere di essere così sicuri, così spavaldi.

Io, oramai, da anni ho chiaro quali siano i miei punti deboli, ma uno fra tutti è quello che mi spinge contro il muro e preme, preme forte, quasi da immobilizzarmi. 
E' il tempo che passa.

Non ho mai fatto mistero del fatto che i segni del tempo, le difficoltà che - per forza di cose - sopraggiungono mi creino un senso di inquietudine
Con questo, da anni, sto facendo i conti. Cerco di accettare quanto non posso cambiare e cerco di capire come fare per affrontare, al meglio, quello strano sentimento.

Il mio lavoro, però, talvolta mi mette di fronte all'inevitabile trascorrere del tempo e, sapendo di avere questo tallone d'Achille, ecco che mi attrezzo quando devo recarmi a casa di persone anziane, perché non voglio assolutamente che prenda il sopravvento la parte meno "razionale".

Di recente ho avuto la fortuna, sì la fortuna, di fare due visite domiciliari a tre persone anziane che conosco da qualche anno e che, in passato, hanno richiesto aiuto al Servizio presso il quale lavoro.
Mi son seduta a tavoli così ordinati, in case così calde e piene di amore, che mi son sentita quasi sciocca nel ripensare a quel mio punto debole.

Ho osservato le rughe di quelle donne, la malattia di quell'uomo, la forza di quella figlia ed ecco che mi son sentita privilegiata nel poter offrire un servizio di sostegno e supporto a quelle persone che hanno vissuto una vita piena, densa e ricca.

E' bastato allungare una mano (anche se non ci siamo toccati), è bastato un sorriso da sotto la mascherina, è bastato fare una telefonata per far tirare il fiato e alleggerire le fatiche che quell'età avanzata fa pesare. Il virus limita, ma la forza delle intenzioni e di una relazione di fiducia, no!

Ho ripensato anche a quel signore così elegante e così posato, così educato e così "di altri tempi" e che non ho potuto salutare...ho ripensato a quella signora occhi cielo con quelle mani così ossute e che, di nuovo, non ho potuto salutare...per capire che sì "quant'è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza", perché tutte queste persone, in un tempo passato son state liete e di certo non si son fatte travolgere da sentimenti immaturi, ma anzi...hanno insegnato tanto e donato tanto e, inconsapevolmente, lo hanno fatto ancora. 
Con me e per me.

Questo è il mio lavoro, avere degli strumenti fra le mani e saperli usare, ma allo stesso tempo cogliere quanto di umano e prezioso c'è in una relazione.


“La mancanza di salute e la disabilità non sono mai una buona ragione per escludere o, peggio, per eliminare una persona; e la più grave privazione che le persone anziane subiscono non è l’indebolimento dell’organismo e la disabilità che ne può conseguire, ma l’abbandono, l’esclusione, la privazione di amore.”

Papa Francesco