Ieri il Presidente della Repubblica ha detto: " Chi nasce in territorio italiano, deve avere cittadinanza italiana".
Nella mia tesi, sostenendo l'intercultura, ho voluto sottolineare quanto la diversità sia un valore e non di certo uno svantaggio.
Ho sostenuto ancora che il 10% del PIL è prodotto dai migranti, che il calo delle nascite è controbilanciato dai bimbi nati da famiglie migranti e che, questa "melting pot", sicuramente non ci nuoce.
I confini degli Stati non devono essere barriere, così come il colore della pelle, così la religione e così la lingua. Sono tutte differenze che rendono unici gli esseri umani, sono diversità che potrebbero portarci ad una crescita personale, in primis.
Perchè non riconoscere cittadino italiano un bimbo che nasce qui e che probabilmente crescerà e vivrà qui in Italia.
Obiezioni che ho sentito sono: ma loro qui fanno quello che vogliono, noi se andiamo là siamo stranieri.
La mia risposta è stata: noi viviamo qui, e al nostro paese ed è alla nostra civiltà che dobbiamo pensare. Da qualche parte il cambiamento deve avvenire, e chi lo sà, magari il mondo di domani sarà più tollerante e più propenso, non solo all'integrazione, ma all'inclusione.
Chiara
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