Se ripenso ai miei dieci anni, devo ammettere, fatico a ricordare fatti, accadimenti od avvenimenti specifici, ma ricordo perfettamente che non avevo paura.
Non temevo il mondo, non avevo il timore di uscire di casa, la paghetta di mio nonno (all'epoca 50 mila £) volevo donarla tutta al migrante che sostava e chiedeva l'elemosina fuori dalla mia chiesa e non pensavo, come credo sia giusto, che le persone potessero farmi del male o, sì mi ripeto, paura.
Partendo dalla definizione che fornisce il dizionario di "paura", racconterò poi un piccolo aneddoto.
Paura: " Sensazione di forte preoccupazione, di insicurezza, di angoscia, che si avverte in presenza o al pensiero di pericoli reali o immaginari".
Venerdì, un bel prato in montagna, un telo colorato disteso in terra, sedute una di fronte all'altra una bambina di dieci ed io. Uno sguardo alla montagna, un sorriso, una parola, una coccola ed infine un poco di silenzio per ascoltare i rumori della natura. Ad un tratto questa bimba alza lo sguardo, socchiude gli occhi e seriamente mi chiede: «Chiara, ma tu fai volontariato?». Le rispondo: «Sì, nel dormitorio di Biella!» non aggiungo altro, volevo vedere fin dove volesse arrivare.
Aggrotta la fronte, china il capo di lato e mi domanda curiosa: «Cos'è un dormitorio?».
Rispondere è doveroso, non solo cortesia, quindi: «Il dormitorio è quel posto dove le persone che non hanno una casa, non hanno più un lavoro, non hanno più una famiglia e quindi hanno bisogno di aiuto, possono dormire e trovare anche del cibo!»
Candidamente mi chiede, senza rifletterci troppo: «Ma queste persone hanno una brutta faccia? Fanno paura? Ti fanno male?».
Le sue domande mi lasciano interdetta, ma cerco di non mostrarlo, le sorrido e le rispondo con molta calma che le persone che frequentano il dormitorio non fanno nessuna paura, anzi spesso la provano e che non fanno del male, forse sono loro ad averlo subito. Soprattutto, però, cerco di spiegarle che non deve avere paura delle altre persone, soprattutto a dieci anni.
Ancora le dico che non si accettano le caramelle dagli sconosciuti ma che, nei confronti del mondo, è giusto avere fiducia. Proseguo dicendole che anche io posso avere una brutta faccia quando sono stanca o quando mi capitano avvenimenti spiacevoli, ma che per questo non deve avere paura di me.
"Non avere paura, bimba mia!"
Mi sorride, mi abbraccia decidendo che anche lei da grande vorrà lavorare con le persone.
Quello che è accaduto venerdì mi porta sicuramente a riflettere, a farmi domande a scuotere la testa arrendevolmente di fronte a domande simili, soprattutto quando è un bimbo di dieci anni a porle.
Sicuramente vive in un mondo che non è possibile definire tranquillo, ma quella sensazione di pericolo non può albergare in un cuore "piccino", i "grandi" di domani devono crescere con la speranza e la serenità altrimenti il nostro mondo perderà tutti i suoi colori.
Chiara
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