domenica 30 dicembre 2012

Il mio primo colloquio con un ex detenuto

Ho meditato molto sul titolo di questo post, non sapevo se lasciare una nota di "incertezza" per evitare un pregiudizio, oppure scrivere un titolo semplice e conciso.
Ho optato per la seconda perchè voglio sperare che, nonostante il titolo, non ci siano pregiudizi ma, solo voglia di leggere quello che ho da scrivere.

E fu così che ho avuto il mio primo colloquio con un ex detenuto. Ovviamente non si è presentato dicendomi "Hey sono un ex galeotto, attenta!", ma lo ha fatto con un sorriso, le mani in tasca dicendomi il suo nome.
Il ghiaccio è stato rotto subito, forse per la sua abitudine al colloquio, o forse per la sua voglia di raccontarsi e senza paura, senza paura di subire giudizi mi ha spiegato la sua "carriera carceraria", quali reati ha commesso ed anche per quale motivo, "non sono un santo come sembro".
Mi ha spiegato i suoi problemi di salute, il vizio del fumo che non riesce a togliersi, mi ha illustrato la vita nella Casa Circondariale della nostra città ed i lavori che ha fatto nei diversi istituti di pena nei quali ha soggiornato.
Mi ha parlato della figlia che studia ancora, mi ha raccontato qualche pezzo di vita vissuta fuori dalle mura e di quali problemi ha avuto durante gli anni della pena, sottolineando però che non ha mai avuto un richiamo od una sanzione "ho avuto così tanti anni da scontare che non ce l'avrei fatta a scontare di più!"

E' uscito con 6 mesi di anticipo, per la sua buona condotta, ed ora è sottoposto al regime di libertà vigilata e mi ha mostrato la sua carta precettiva con un sorriso.
Mi ha spiegato come non tollera la maleducazione e la violenza verso le donne, "nonostante quello che ho fatto, odio chi è maleducato e tratta male le donne!"
Infine mi ha chiesto, con profonda umiltà e gentilezza qualche vestito. Non ha avuto pretese nè di taglia nè di colore, fuori fa freddo e bisogna coprirsi.

Mi ha lasciata dicendomi questo: "il carcere serve a qualcosa se si ha la consapevolezza del reato che si ha fatto, se non ce l'hai non vai avanti. Devi vivere il carcere, non farti vivere dal carcere sennò esci più bestia di prima!"
Ho voluto appuntare queste parole nella mia mente e riportarle qui così come me le ha dette, purtroppo non posso inserire anche l'espressione ed il tono di voce, ma vi assicuro che la serietà con la quale le ha pronunciate mi ha colpito e non poco.

In tutto questo mi ha mostrato anche le cicatrici che gli hanno lasciato i tre proiettili che ha ricevuto nella sua vita, sono i segni - indelebili - di quello che ha fatto.
Ha sbagliato, ne è consapevole. Ha lavorato come scopino, come cuoco ed infine come lavandaio, suo padre  è morto in cella con lui, ha scontato ogni giorno di pena che gli hanno comminato.
E' un uomo (vigilato) libero che ha voglia di lavorare ed essere in grado di portare avanti quello che gli resta della sua vita.

Io non sarò altro che una chimera nella sua vita, viceversa, per me, lui è stato un maestro.
Chiara

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