Richard Sennet, sul finire degli anni novanta, scrisse "L'uomo flessibile. Le conseguenze del nuovo capitalismo sulla vita personale".
Il sociologo in questione, sposato con la non meno nota sociologa ed economista Saskia Sassen, dobbiamo dire che ha anticipato di qualche anno le dichiarazioni di ieri sera, a Matrix, dell'attuale Presidente del Consiglio Mario Monti.
Lasciamo da parte le varie "battute" che si prestano facilmente ad "il posto fisso è noioso" ma, obiettivamente quando ha detto che "i giovani devono scordarselo" non ha proprio sbagliato mira. Ed anche quando ha sostenuto che i cambiamenti sono una sfida non ha detto una grande castroneria, mettersi in gioco permette di crescere e di conoscersi, comprendere i nostri limiti e sapere cosa e quanto abbiamo da offrire.
E' da vedere cosa, in quell'affermazione ha fatto storcere il naso, ha ferito i giovani ed aizzare i social network.
Siamo un periodo storico dove sarebbe il caso di rispolverare i libri del compianto Keynes, dove le parole "certezza", "futuro", "possibilità" e "progetto di vita" nel vocabolario di molti non esistono, dove il senso di inutilità delle persone è così grande che, spesso, non si ha la sicurezza di essere in vita ma, dei semplici vegetali e questo dovrebbe portarci a riflettere, a ragionare sulle soluzioni e, soprattutto, sfruttare ciò che prima di noi ha fatto "storia":
Se stiamo vivendo una società - per dirla alla Beck "del rischio", per dirla alla Baumann "liquida", dove le certezze sono i dubbi, dove la destrutturazione delle biografie lavorative incide davvero molto sul piatto della bilancia, sarebbe bene se non fondamentale, accompagnare le affermazioni di "addio al posto fisso, spazio al cambiamento ed alla flessibilità" anche alla sicurezza.
Flessicurezza. Appunto.
Si chiede alle persone di essere pronte al cambiamento, di adeguarsi in fretta e di essere flessibili.
Si chiede di correre dove il lavoro sta (qualora ci sia), senza però dare delle garanzie.
Che ci sia una sicurezza, una certezza, una possibilità di vedere oltre quella coltre nebbiosa.
Forse, i giovani, sono anche capaci di adeguarsi alla flessibilità ma, se questa non è accompagna dalla sicurezza ed misure di politiche attive concrete del lavoro, come fanno i giovani ad accettare queste condizioni?
E chi invece giovane - anagraficamente - non lo è più? Che può fare?
E le donne?
E le future generazioni (se ci saranno)?
E chi non ha potuto studiare?
E le persone con disabilità?
Non si possono dimenticare così, come se niente fosse, la diversità esiste e dev'essere rispettata. Con le adeguate soluzioni.
Ed ancora vi sono dei lavori in cui il posto fisso è più utile a chi beneficia della prestazione rispetto al lavoratore, e penso ai medici ed ai loro pazienti, penso agli educatori ed assistenti sociali ed ai loro utenti, penso agli avvocati ed ai loro assistiti. A tutte quelle professioni dove, il professionista diventa un punto di riferimento per l'utenza ed il posto fisso diventa, così, garanzia di sicurezza e fiducia.
Poter contare su una persona non è da sottovalutare. La fiducia, la confidenza la relazione tutta non si può costruire con uno schiocco di dita, ha bisogno di tempo e senza il posto fisso c'è il rischio che venga a mancare.
In conclusione dimentichiamo la Weberiana "gabbia d'acciaio" e prepariamoci ad essere elastici, alieniamo la nostra identità lavorativa lottatori, auspicando uno scandinavo sistema di Welfare.
«Ma in questo posto di lavoro flessibile, con i lavoratori poliglotti che vanno e vengono a intervalli regolari, e gli ordini che variano profondamente da un giorno all’altro, le macchine sono l’unico vero punto di riferimento, e cosi devono essere tanto semplici da poter essere utilizzate da chiunque. In un regime flessibile, le difficoltà sono contro produttive. Per un paradosso terribile, quando si diminuiscono la difficoltà e la resistenza si creano però anche le condizioni affinché gli utenti lavorino in modo acritico e indifferente».
The Corrosion of character, 1999
Chiara
Sennet non è affatto d'accordo con la tendenza attuale di vivere all'insegna del breve periodo, dunque non sottoscriverebbe mai l'affermazione di Monti. Nella trilogia (che prevede, oltre che "L'uomo flessibile", "Rispetto" e "La cultura del nuovo capitalismo") egli denuncia, in modo rigoroso e metodologicamente esemplare, come questa cultura che tende ad appiattire l'orizzonte di vita delle persone, sia funzionale agli interessi delle solite élite e disfunzionale a quelli di larga parte delle persone. È una cultura che si cerca di spacciare per universale, ma che in realtà nasce dal tornaconto di chi regge il mondo. Il buon Marx (che orrore nominarlo nel XXI secolo!) l'avrebbe definita niente meno che volgare "ideologia".
RispondiEliminaNon ho assolutamente detto che Sennett sottoscrive o sarebbe concorde con l'affermazione di Monti, anzi. So bene che vuole sottolineare quanto l'instabilità tende ad alienare la persona, a far venire meno la sua identità...ma ho scritto che ha anticipato quello che, Monti, ha avuto il coraggio di dire in televisione.
RispondiEliminaSennett ha scritto spiegando in maniera scientifica molto chiara quanto sta accadendo e quanto può essere deleterio, Monti ha affermato che il posto fisso che tutti conosciamo non c'è più e questo viene messo in luce da Sennett. E, ripeto, Monti ha avuto il coraggio di dirlo in televisione, magari in maniera provocatoria ma ha messo tutti davanti alla realtà dei fatti.
E so anche che non lo sottoscriverebbe poichè i casi che porta nel suo libro sono molto chiari e mirano a far capire quanto sia un corrosivo per l'anima questo nuovo modo di vivere e vedere il lavoro.
Monti ha parlato chiaro, prima di lui nessuno. Monti ha avuto mezz'ora di tv, Sennet ed altri hanno scritto libri che fanno capire che, il mondo in cui siamo, non porterà a nulla di buono. Od iniziamo ad abituarci a vivere così, flessibili, elastici, pronti a scattare senza preavviso oppure avremo delle serie conseguenze, anzi, mi correggo le stiamo già vivendo le serie conseguenze.
Quindi, concludo ripetendomi, so bene cosa vuole dire Sennett grazie a questo libro e che messaggio vuole passare ma, che Monti, in tv abbia avuto modo di prendere il coraggio e dire "signori siate flessibili e scordatevi il posto fisso" non era mai successo. E se il libro è stato scritto nel 1998 descrivendo quello che nel 2012 stiamo vivendo era perchè è riuscito ad anticipare le dichiarazioni di Monti e sicuramente, io, non le condivido.