Perchè? Perchè il 18 dicembre del 1990 veniva adottata la Convenzione per la protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie.
Questa convenzione entra in vigore nel 2003 al fine di codificare e garantire diritti ai migranti ed alle loro famiglie, come ad esempio: il diritto alla vita, il diritto a non essere sottoposti a tortura o a trattamenti inumani e degradanti, il diritto di non essere tenuti in schiavitù, il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione.
Altresì, la Convenzione, prevede alcune disposizioni volte a combattere lo sfruttamento dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie in tutte le fasi del processo migratorio, senza distinzione tra migranti regolari ed irregolari.
23 anni dopo la sua adozione, è stata ratificata solo da 46 Stati, l'Italia, però, manca all'appello.
La giornata di oggi non è volta a celebrare "la migrazione", ma bensì a sollecitare la ratifica di questa Convenzione ed il rispetto di quelle precedentemente firmate.
Lo stesso Segretario Generale delle Nazioni Unite ha sottolineato come sia necessario che gli Stati si impegnino a creare politiche che sostengano i migranti sotto diversi profili, da quello economico, a quello legislativo e sociale: « 232 milioni di migranti portano benefici ai paesi di destinazione e di origine. Aiutano le nostre società ad essere più prosperose, solide e varie», ha dichiarato Ban Ki Moon oggi a New York.
Pensiero condivisibile, soprattutto se si pensa che l'Italia è uno dei paesi di accoglienza e spesso di permanenza, dopo i cosiddetti "viaggi della speranza".
Troppo spesso si viene a conoscenza di situazioni dove i diritti umani vengono violati (e non mi riferisco esclusivamente al servizio mandato in onda dal Tg2 l'altra sera, in quanto la questione CIE è nota da tempo, sia per il trattamento riservato alle persone che vi transitano, sia in merito al fallimento di questo luoghi, i numeri pubblicati da "Vie di fuga" parlano chiaro: 7.944 persone hanno transitato per i Centri nel 2012 e sono 4.015 sono state rimpatriate, le altre o non sono state identificate, o sono stati dimessi per vari motivi, oppure arrestati o deceduti) e queste persone vengono considerate mera forza lavoro, da sfruttare o schiavizzare.
Un altro problema che merita di essere sollevato è l'etichetta che queste persone si ritrovano incollata loro malgrado, vengono considerati troppo spesso "delinquenti" o "sono loro che rubano il lavoro", quindi utilizzati come capro espiatorio per esorcizzare la crisi economica che stiamo vivendo.
Sappiamo bene quanto non è utile nè costruttivo generalizzare un evento, oppure un gruppo di persone.
Vogliamo una società inclusiva e strumentalizziamo quello che, in quel determinato momento, può essere utile.
Desideriamo una società civile, ma non ci rendiamo conto che con la violenza o la sottomissione otteniamo tutto il contrario.
Parliamo di Welfare State e sappiamo solo quanto è stato smantellato, ma poco facciamo per riaverlo fra le mani e magari più efficiente.
Ricordiamo due cose: restiamo umani e non dimentichiamo la nostra storia
Chiara
Nessun commento:
Posta un commento