...che poi inizi una nuova avventura e non sai cosa ti aspetta, se ce la farai e a cosa andrai incontro.
Arrivi alla fine e cosa fai?
Bè ti guardi allo specchio, senti la pancia e cerchi di capire chi sei.
Durante il viaggio corri, fatichi, ridi e piangi, ma vai. Non ti fermi perchè non ti puoi e vuoi fermare.
Ecco un pò quello che intendevo dire a me stessa, l'altra notte, mentre faticavo a prender sonno.
E' terminato il mio anno in comunità psichiatrica e, c'è poco da fare, sono diversa.
Sono cresciuta, ho toccato con mano la sofferenza umana altrui, ho attraversato mari di deliri e frasi senza un senso apparente, ho conosciuto diverse persone e, restando me stessa, sono diventata un'altra!
Forse fatico a spiegarlo perchè è una cosa che ancora sto elaborando, ma è così che adesso riesco a definirlo.
In quest'anno appena passato ho pianto, riso a crepapelle, mi sono arrabbiata e ho provato profonda tristezza. Ogni avvenimento mi toccava da vicino e cercavo di viverlo appieno, perchè le occasioni non sempre capitano due volte.
Mi sono affacciata ad un mondo sconosciuto e ancora adesso ha parecchi angoli bui, ma sicuramente non è più un grande punto interrogativo, anzi è un punto esclamativo, un due punti, una virgola ed un punto e a capo.
Mi sento, credo, un pò meno paziente ed un pò più vulnerabile, mi sento più grande ma con il terrore di crescere.
Tutto qui, nulla di strano.
Ho ancora diversi pensieri che devono prendere forma e collocazione, ma se c'è qualcuno da ringraziare per quella chiamata a maggio dell'anno scorso, bè lo devo ringraziare, gli devo molto.
Devo molto anche a me stessa per "aver tenuto botta", per non aver spaccato il mondo quando, da sola, a casa, ripensavo a quello che era accaduto e per aver saputo chiudere un cancello e con esso anche il "lavoro"...quando si suol dire "non portarsi il lavoro a casa".
Devo molto anche a chi ha fatto questo tratto di strada insieme a me, anche le persone meno coinvolte o che meno se lo aspettano, perchè chi più chi meno, chi alla sua maniera mi ha insegnato e trasmesso qualcosa e ha permesso al mio anno di essere uno degli anni più intensi e formativi che fino ad ora ho vissuto.
E, ancora, devo molto a loro. A loro che hanno universi paralleli, mondi oscuri, amici con i quali dialogare, frasi stereotipate ma che fanno solo del bene.
"Chiara di giorno...e Chiara di notte!"
"Sei Chiara di stelle"
"Ma tu...sei una fabbrica?"
e tante altre immagini e frasi che resteranno nel cuore e nella mente....
perchè il lavoro sociale è anche questo, mente e cuore.
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