domenica 3 marzo 2013

"La mia è la 170"

"La mia panchina, è la 170, la tua Ale??"
"Io ad Occhieppo!"
E' finita così la conversazione che quest'oggi ho avuto con un paio di ragazzi conosciuti presso il Centro di Prima e Pronta Accoglienza di Biella.
Erano lì, sotto al sole a giocare con un cane, io passeggiavo e mi sento chiamare.
"Ehy, ciao!" rispondo con un sorriso riconoscendo il primo ragazzo, indiano. Ha la mia età ma è più alto di me. Si lasciava guidare dal cane, che però ha deciso che non poteva partecipare al nostro incontro.
Lui ed io chiamiamo gli altri ragazzi che ci stavano osservando.
Un momento fatto di sorrisi, strette di mano e qualche bacio sulla guancia perchè, come ho già scritto, siamo tutti persone normali.
Un momento normale, di un domenica normale.
Ci salutiamo, ci chiediamo come vanno le cose io posso dire che vanno discretamente, mentre loro...bè, non proprio. La lattina di birra in mano di uno di loro mi fa tornare alla mente ricordi poco piacevoli, l'alito del suo "collega" mi ha fatto sperare che non proseguisse fino a sera.
Mi chiedono, alla fine, perchè io non vado all' "Emergenza Freddo", emergenza freddo che sta a significare perchè non partecipo al piano emergenza freddo. Spiego loro che io andando al "dormitorio" non mi posso dividere, ma che so che loro beneficiano del servizio.
Un sorriso misto a delusione "Domenica finisce", dice il mio coetaneo.
Gli chiedo "Domenica prossima termina il piano?".
Ebbene sì, domenica dieci, qui a Biella termina il piano Emergenza freddo iniziato a dicembre.
Tre mesi, i più freddi, passati al caldo con un pò di cibo ed un letto caldo nel quale riposare.
Mi è venuto spontaneo chiedere "E poi, S.?"
"E poi banchina", mi dice voltandosi verso i giardini.
"Bancina 170, la mia è 170!"
Si accoda A. che tiene a precisare che lui non avrà la panchina qui a Biella, ma poco distante.
E lo dice ridendo complice forse quella lattina di birra, forse l'ennesima lattina di birra della giornata.
Rassegnata e con il cuore stretto in una morsa li ho dovuti salutare, pensando a domenica prossima.
Il letto sarà la panchina.
Dura. Scomoda. Non prendiamoci in giro, una panchina di chissà quanti anni piantata in un giardino pubblico è così. 
Lavarsi...c'è il bagno pubblico.
Il resto è un'incognita.
Il resto è la mia speranza, perchè ci siamo barricati dietro a "non dobbiamo fare assistenzialismo", ma è quello che per un motivo, o per un altro, stiamo facendo. Offrire un servizio fine a se stesso e non mi si fraintenda, sono felicissima ci sia stato il piano Emergenza Freddo.
Adesso vorrei esser ancor più felice e vedere nascere una spirale positiva che non costringa la persone a dover dormire su una panchina, ma che "costringa" la persone a lavorare, lavarsi, mangiare. Vivere. Dignitosamente.
Che la primavera sia clemente. Per adesso, solo questo.

Chiara

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