martedì 27 marzo 2012

Io che credo nella non - violenza e riesco a sedare una rissa.

Mi ritrovo, una sera, in una via stretta e scarsamente illuminata.
Temevo di essere in ritardo ma, le voci di coloro i quali mi aspettavano, - in lontananza - mi hanno fatto capire che non lo ero.
Ero affamata e stanca ma con tanta tanta voglia di mettermi in gioco, se ho fatto una scelta quella è. E come tale va rispettata.
I minuti passano, la fame (di queste 20 persone) cresce - compresa la mia - la stanchezza di alcuni di loro è palpabile, ed in tutto questo diverse lingue si mescolano, risa e musica di un cellulare per far passare i minuti di attesa. A spezzare l'incantesimo creatosi in quella "diversità" sono state delle urla e degli spintoni. Non riporto le parole esatte ma, quei gesti hanno zittito tutto il gruppo che, in maniera naturale, ha iniziato a sciogliersi quasi a voler osservare meglio lo spettacolo.
Una ragazza italiana ed un ragazzo indiano, entrambi ubriachi e fatti iniziano a gridare, a spintonarsi, ad insultarsi, a riversare la rabbia accumulata durante la giornata (e forse durante la loro vita) l'uno contro l'altro.

E' scattata la rissa, occhi infuocati, odio, tristezza, urla, spintoni ed insulti.
Ed in questi casi, cosa si deve fare? Voi che avreste fatto?


Io non ho potuto fare altro che accendermi una sigaretta (ho notato come sia utile essere fumatrice in determinate occasioni) ed avvicinarmi ai due furibondi litiganti. Entrambi cercano un'alleanza con me ma, io non sono di parte. Io sono lì per tutti e venti.
Mi guardano, mi domandano chi dei due ha ragione, che cosa avrei fatto io al loro posto. Quando è lei a parlare con me, lui urla, e quando sta a lui dialogare con me, è lei che ci sovrasta.
Ho alzato a mia volta la voce per farmi sentire da entrambi, lei non avendo trovato un'alleata si allontana di pochi passi insultandomi, lui invece mi guarda con aria di sfida chiedendomi "ma cosa avresti fatto tu se lei toccare la tua familia, sei insultare tuo paese, se lei mandare a fan***o?".

Mostro a questo ragazzo indiano la mia sigaretta e gli dico "Capisco la tua rabbia, è legittima, hai una maglia che raffigura l'Africa, la tua terra e le tue radici ma, qui in Italia c'è un detto: "vivi e lascia vivere", quindi, sai che cosa puoi fare? Prendi la tua sigaretta (l'aveva in mano) e fumatela, goditela. Io non alzerei mai le mani su nessuno, non ne vale la pena, mi rilassa di più una sigaretta. Fidati che non amo menar le mani, preferisco parlare, come stiamo facendo adesso!"
Il ragazzo mi ha ascoltato, ha preso la sua sigaretta ed è andato sul muretto del campo da calcio a fumarla, a distanza di sicurezza dalla ragazza...mentre lei?

Lei ha osservato la scena come un toro impazzito, non riusciva a stare ferma, mi ha insultata per ancora qualche minuto, avendo perso la battaglia, avendo visto scemare un'occasione per sfogare la sua adrenalina.

E com'è finita?

Questa ragazza, durante la cena è arrivata in sala e ha chiesto al ragazzo "facciamo la pace??" e gli ha dato un bacio sulla guancia. E a me? A me è venuta a dire che il caffè era salito e se poteva berne un pò.

Ho tentato la mediazione senza venire meno a me stessa.

Chiara

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