Mi ritrovo, una sera, in una via stretta e scarsamente illuminata.
Temevo di essere in ritardo ma, le voci di coloro i quali mi aspettavano, - in lontananza - mi hanno fatto capire che non lo ero.
Ero affamata e stanca ma con tanta tanta voglia di mettermi in gioco, se ho fatto una scelta quella è. E come tale va rispettata.
I minuti passano, la fame (di queste 20 persone) cresce - compresa la mia - la stanchezza di alcuni di loro è palpabile, ed in tutto questo diverse lingue si mescolano, risa e musica di un cellulare per far passare i minuti di attesa. A spezzare l'incantesimo creatosi in quella "diversità" sono state delle urla e degli spintoni. Non riporto le parole esatte ma, quei gesti hanno zittito tutto il gruppo che, in maniera naturale, ha iniziato a sciogliersi quasi a voler osservare meglio lo spettacolo.
Una ragazza italiana ed un ragazzo indiano, entrambi ubriachi e fatti iniziano a gridare, a spintonarsi, ad insultarsi, a riversare la rabbia accumulata durante la giornata (e forse durante la loro vita) l'uno contro l'altro.
E' scattata la rissa, occhi infuocati, odio, tristezza, urla, spintoni ed insulti.
Ed in questi casi, cosa si deve fare? Voi che avreste fatto?
Io non ho potuto fare altro che accendermi una sigaretta (ho notato come sia utile essere fumatrice in determinate occasioni) ed avvicinarmi ai due furibondi litiganti. Entrambi cercano un'alleanza con me ma, io non sono di parte. Io sono lì per tutti e venti.
Mi guardano, mi domandano chi dei due ha ragione, che cosa avrei fatto io al loro posto. Quando è lei a parlare con me, lui urla, e quando sta a lui dialogare con me, è lei che ci sovrasta.
Ho alzato a mia volta la voce per farmi sentire da entrambi, lei non avendo trovato un'alleata si allontana di pochi passi insultandomi, lui invece mi guarda con aria di sfida chiedendomi "ma cosa avresti fatto tu se lei toccare la tua familia, sei insultare tuo paese, se lei mandare a fan***o?".
Mostro a questo ragazzo indiano la mia sigaretta e gli dico "Capisco la tua rabbia, è legittima, hai una maglia che raffigura l'Africa, la tua terra e le tue radici ma, qui in Italia c'è un detto: "vivi e lascia vivere", quindi, sai che cosa puoi fare? Prendi la tua sigaretta (l'aveva in mano) e fumatela, goditela. Io non alzerei mai le mani su nessuno, non ne vale la pena, mi rilassa di più una sigaretta. Fidati che non amo menar le mani, preferisco parlare, come stiamo facendo adesso!"
Il ragazzo mi ha ascoltato, ha preso la sua sigaretta ed è andato sul muretto del campo da calcio a fumarla, a distanza di sicurezza dalla ragazza...mentre lei?
Lei ha osservato la scena come un toro impazzito, non riusciva a stare ferma, mi ha insultata per ancora qualche minuto, avendo perso la battaglia, avendo visto scemare un'occasione per sfogare la sua adrenalina.
E com'è finita?
Questa ragazza, durante la cena è arrivata in sala e ha chiesto al ragazzo "facciamo la pace??" e gli ha dato un bacio sulla guancia. E a me? A me è venuta a dire che il caffè era salito e se poteva berne un pò.
Ho tentato la mediazione senza venire meno a me stessa.
Chiara
Benarrivati sul mio blog. Questo spazio è dedicato alla mia versione del lavoro e del servizio sociale.
Credo che pensare socialmente sia un buon modo per accorgersi del mondo che ci circonda.
martedì 27 marzo 2012
giovedì 22 marzo 2012
I bambini con una "D" in più io non li ho mai visti
Bambino. Mi pare che in questa parola non vi sia la consonante "d". Eppure io ho fatto le scuole elementari, medie...e so scrivere, ma come mai nessuno mi ha mai insegnato che, a volte, si può scrivere "bambino" aggiungendo la "d"?
Mi rispondo da sola: non esistono bambini con nessuna D in più, esistono solo bambini.
Quando ho sentito lo spot pubblicitario della "Fabbrica del sorriso" credevo di non aver sentito bene, di aver capito male...eppure confrontandomi ho appreso che, purtroppo, avevo sentito bene.
Si parla di discriminazione, si parla di inclusione e di integrazione e poi, in televisione, per sensibilizzare la cittadinanza, si punta proprio sulla discriminazione? Non è corretto, non è corretto fare leva sulla "pietà" della gente.
Credo che nessun genitore di un bambino con disabilità guardi suo figlio e gli veda sulla testa una "d" " a mo" di aureola. Credo che ogni genitore veda sua figlio solo e semplicemente come suo figlio ed abbia voglia di vederlo crescere sereno, senza stigma e senza discriminazioni. E credo ancora che nessun genitore voglia ricevere soldi che sono stati ricavati attraverso una pubblicità che fa leva sul sentimento della pietà e della compassione.
Non funziona così il mondo, non può funzionare così il mondo. Il mondo deve iniziare a capire che, sebbene ci siano differenze oggettive, quelle differenze sono un punto di partenza e non di arrivo. Che la diversità può solo arricchirci, darci spunti di riflessioni e dare spazio al confronto.
Nessuna D in più, niente di niente.
Siamo tutti persone, persone con la medesima dignità.
Chiara
Mi rispondo da sola: non esistono bambini con nessuna D in più, esistono solo bambini.
Quando ho sentito lo spot pubblicitario della "Fabbrica del sorriso" credevo di non aver sentito bene, di aver capito male...eppure confrontandomi ho appreso che, purtroppo, avevo sentito bene.
Si parla di discriminazione, si parla di inclusione e di integrazione e poi, in televisione, per sensibilizzare la cittadinanza, si punta proprio sulla discriminazione? Non è corretto, non è corretto fare leva sulla "pietà" della gente.
Credo che nessun genitore di un bambino con disabilità guardi suo figlio e gli veda sulla testa una "d" " a mo" di aureola. Credo che ogni genitore veda sua figlio solo e semplicemente come suo figlio ed abbia voglia di vederlo crescere sereno, senza stigma e senza discriminazioni. E credo ancora che nessun genitore voglia ricevere soldi che sono stati ricavati attraverso una pubblicità che fa leva sul sentimento della pietà e della compassione.
Non funziona così il mondo, non può funzionare così il mondo. Il mondo deve iniziare a capire che, sebbene ci siano differenze oggettive, quelle differenze sono un punto di partenza e non di arrivo. Che la diversità può solo arricchirci, darci spunti di riflessioni e dare spazio al confronto.
Nessuna D in più, niente di niente.
Siamo tutti persone, persone con la medesima dignità.
Chiara
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martedì 13 marzo 2012
E no, al mondo non c'è solo odio ed egoismo, al mondo ci sono tantissime cose belle.
Sennò perchè io mi incanto ogni 2x3?
Al mondo c'è uno splendido fiorellino che nasce dalla roccia, al mondo c'è una mano di un bimbetto che cerca di aggrapparsi al passeggino, al mondo c'è una sigaretta da fumare insieme al primo disgraziato che incontri...al mondo c'è un quadro di Warhol da vedere, al mondo c'è una canzone del Liga che fa saltare anche sul divano (tanto non è tuo), al mondo c'è un cielo azzurro da abbracciare, al mondo c'è un fiume che scorre, al mondo c'è un abbraccio da ricevere, al mondo c'è una carezza che ti sposta i capelli, al mondo c'è una farfalla che ti si posa sui pantaloncini, al mondo c'è una lacrima perchè "grande Dany, ci siamo riusciti", al mondo c'è un angolo per pensare che i miei figli si chiameranno (poverini loro, ma saranno cazzuti!!) Aria, Magico e Sorriso. E saranno la mia aria, il mio magico ed il mio sorriso.
Ed al mondo c'è un libro da leggere, che ti tiene sveglia perchè "devo sapere come va a finire" e c'è un foglio bianco da scrivere e ti fa impazzire perchè "in questa c**** di casa non prendono appunti??".
Al mondo c'è di bello un quadro appeso sopra la mia testa che mi fa morire dentro ogni volta che lo vedo ma, che mi ricorda che io sono così, e va bene anche testa di c**** come hai detto tu, perchè il mio sangue è il suo. E c'è di bello che io vivo e finchè vivrò sarò ancora lui.
Chiara
Al mondo c'è uno splendido fiorellino che nasce dalla roccia, al mondo c'è una mano di un bimbetto che cerca di aggrapparsi al passeggino, al mondo c'è una sigaretta da fumare insieme al primo disgraziato che incontri...al mondo c'è un quadro di Warhol da vedere, al mondo c'è una canzone del Liga che fa saltare anche sul divano (tanto non è tuo), al mondo c'è un cielo azzurro da abbracciare, al mondo c'è un fiume che scorre, al mondo c'è un abbraccio da ricevere, al mondo c'è una carezza che ti sposta i capelli, al mondo c'è una farfalla che ti si posa sui pantaloncini, al mondo c'è una lacrima perchè "grande Dany, ci siamo riusciti", al mondo c'è un angolo per pensare che i miei figli si chiameranno (poverini loro, ma saranno cazzuti!!) Aria, Magico e Sorriso. E saranno la mia aria, il mio magico ed il mio sorriso.
Ed al mondo c'è un libro da leggere, che ti tiene sveglia perchè "devo sapere come va a finire" e c'è un foglio bianco da scrivere e ti fa impazzire perchè "in questa c**** di casa non prendono appunti??".
Al mondo c'è di bello un quadro appeso sopra la mia testa che mi fa morire dentro ogni volta che lo vedo ma, che mi ricorda che io sono così, e va bene anche testa di c**** come hai detto tu, perchè il mio sangue è il suo. E c'è di bello che io vivo e finchè vivrò sarò ancora lui.
Chiara
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giovedì 8 marzo 2012
Uno dei miei tanti "perchè"
Perchè mi sono appassionata alla disabilità tanto da "stravolgere" in corsa la mia Tesi?
Perchè mi sono avvicinata a questo mondo quando io sognavo tutt'altro?
Io ero e sono innamorata del Diritto penale e penitenziario. Io sono legata a quel codice dalla copertina rossa.
E mi devo correggere, perchè mi hanno avvicinata a quel mondo?
Io inseguivo il mio sogno "dalla copertina rossa", non avevo altri elementi.. Conoscevo quell'universo. Ed invece l'università mi prende per la collottola e mi lascia davanti ad un'associazione che si occupa di persone con disabilità.
Mi domando cosa ci faccio lì davanti, cosa si aspettano da me e cosa io possa dare a loro?
La risposta è arrivata presto, quando ho messo piede nell'associazione ed ho iniziato a conoscere mondi, sguardi, mani e difficoltà tutte diverse. E mi domando ancora se sono pronta a far entrare nel mio mondo questa meravigliosa diversità.
La risposta è arrivata quando mi sono resa conto che quello che stavo facendo mi piaceva, stava prendendo sempre più spazio nella mia mente e la curiosità di sperimentarmi cresceva ogni giorno di più.
E' così che io ho imparato a conoscere la disabilità e la disabilità a conoscere me. Io con un libro, "lei" con un laboratorio al quale partecipavo con tutta me stessa. Era una mutua conoscenza ed un reciproco appassionarci. Un amore che è sbocciato nella maniera più inaspettata e che mi ha portato a lavorare per più di diciotto mesi. A scriverci una Tesi ed ora a volerci scrivere un libro che ho in testa e che, giorno dopo giorno, prende forma. Ha bisogno di trovare un luogo dove potersi sviluppare, un habitat e questo si chiama carta bianca ed una penna o blu o nera. La verde per le correzioni successive.
Prendere coscienza delle motivazioni, prendere atto che non sempre la vita asseconda i propri sogni facendoti capire che, forse, ce ne sono altri latenti è fondamentale.
Ti mette di fronte ad una porta, che mai avresti aperto, ed invece hai dovuto aprirla perchè indietro non ti potevi voltare. O andavi avanti, oppure ne pagavi le conseguenze.
Ed io ho aperto quella porta con così tanti dubbi che neanche li ricordo tutti, ma posso recuperarli nella mia relazione di tirocinio: «Nel momento in cui ho letto che le attività di questa associazione erano rivolte a disabili giovani-adulti mi sono sentita dapprima inadeguata, impaurita e soprattutto ignorante, sotto diversi punti di vista, nei confronti di quel settore e di quelle persone.»
Ed ora so che quella porta mi ha mostrato una strada che voglio continuare a percorre e così farò.
Chiara
Perchè mi sono avvicinata a questo mondo quando io sognavo tutt'altro?
Io ero e sono innamorata del Diritto penale e penitenziario. Io sono legata a quel codice dalla copertina rossa.
E mi devo correggere, perchè mi hanno avvicinata a quel mondo?
Io inseguivo il mio sogno "dalla copertina rossa", non avevo altri elementi.. Conoscevo quell'universo. Ed invece l'università mi prende per la collottola e mi lascia davanti ad un'associazione che si occupa di persone con disabilità.
Mi domando cosa ci faccio lì davanti, cosa si aspettano da me e cosa io possa dare a loro?
La risposta è arrivata presto, quando ho messo piede nell'associazione ed ho iniziato a conoscere mondi, sguardi, mani e difficoltà tutte diverse. E mi domando ancora se sono pronta a far entrare nel mio mondo questa meravigliosa diversità.
La risposta è arrivata quando mi sono resa conto che quello che stavo facendo mi piaceva, stava prendendo sempre più spazio nella mia mente e la curiosità di sperimentarmi cresceva ogni giorno di più.
E' così che io ho imparato a conoscere la disabilità e la disabilità a conoscere me. Io con un libro, "lei" con un laboratorio al quale partecipavo con tutta me stessa. Era una mutua conoscenza ed un reciproco appassionarci. Un amore che è sbocciato nella maniera più inaspettata e che mi ha portato a lavorare per più di diciotto mesi. A scriverci una Tesi ed ora a volerci scrivere un libro che ho in testa e che, giorno dopo giorno, prende forma. Ha bisogno di trovare un luogo dove potersi sviluppare, un habitat e questo si chiama carta bianca ed una penna o blu o nera. La verde per le correzioni successive.
Prendere coscienza delle motivazioni, prendere atto che non sempre la vita asseconda i propri sogni facendoti capire che, forse, ce ne sono altri latenti è fondamentale.
Ti mette di fronte ad una porta, che mai avresti aperto, ed invece hai dovuto aprirla perchè indietro non ti potevi voltare. O andavi avanti, oppure ne pagavi le conseguenze.
Ed io ho aperto quella porta con così tanti dubbi che neanche li ricordo tutti, ma posso recuperarli nella mia relazione di tirocinio: «Nel momento in cui ho letto che le attività di questa associazione erano rivolte a disabili giovani-adulti mi sono sentita dapprima inadeguata, impaurita e soprattutto ignorante, sotto diversi punti di vista, nei confronti di quel settore e di quelle persone.»
Ed ora so che quella porta mi ha mostrato una strada che voglio continuare a percorre e così farò.
Chiara
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