giovedì 9 aprile 2020

Buoni spesa - questione di etica, buon senso, onestà o...

E' da quando il Presidente del Consiglio, Conte, il 28 marzo scorso ha annunciato i "buoni spesa" che sono entrata in un tunnel cupo e insidioso, non facile né da reggere né da gestire.

I "buoni spesa" non devono essere intesi solo come un mero voucher che "mi prendo per far la spesa", dietro c'è altro, tanto altro. Mi riferisco al lavoro, alla riflessione e al pensiero. Non solo sull' "oggi", però.

In questi giorni i telefoni sono "roventi", chi chiede aiuto per compilare le domande, chi chiede se potrà essere beneficiario, chi inizia a raccontare una serie di lunghe disgrazie che, poi, col buono non avevano nulla a che fare.

I Servizi Sociali giocano, insieme ai Comuni, un ruolo centrale, ma come tutti i ruoli, va preso con la dovuta serietà; la partita che stiamo affrontando non è il derby di paese di Serie C, ma la finale di Champions League. 

Abbiamo il dovere di facilitare l'accesso alle domande, di spiegare cosa sono questi buoni e il motivo per cui sono stati pensati e le relative modalità di erogazione, di fare da filtro. Ebbene sì, non tutti hanno diritto ai "buoni spesa", non per cattiveria, ma perché vi sono dei requisiti, come è giusto che sia, perché non tutti siamo stati colpiti in egual maniera dal "Covid-19". C'è chi è più "fortunato" e ha ancora un lavoro che può portare avanti con tutte le misure di sicurezza del caso e che, con quel lavoro, può pagare le spese.
C'è chi, invece, ha visto chiudersi le porte in faccia, chi è stato "lasciato a casa", chi è in seria difficoltà e le conseguenze dell'emergenza iniziano a farsi sentire. 

In questi giorni sto accompagnando diverse persone nel fare la richiesta e, come sento dire spesso, "senta io ci provo", ma perché provarci? Ragioniamo insieme se si è o meno destinatari. E' corretto comprendere fino a che punto spingersi, perché poi, onestamente parlando un rifiuto non fa mai piacere, è bene comprendere prima, che rimanerci male dopo e magari prendersela con le persone sbagliate.


Anche i "decisori" devono mettersi in quest'ottica, soprattutto perché "l'oggi" terminerà e come ha spiegato, di recente, un docente di "storia della medicina", Grignolio, il cervello dell'Homo Sapiens è dipendente dalla contingenza e quindi: quando c'è il rischio percepito il cervello ricorre, mentre quando il rischio non c'è più, ci dimentichiamo.
Ed ecco che: no, non ci dobbiamo dimenticare!
Il domani, ad oggi sconosciuto, risentirà fortemente di quello che stiamo vivendo e non possiamo pensare di affrontarlo quando arriverà. Le conseguenze socio economiche di questo virus sono già immaginabili e tangibili adesso, e quindi è fondamentale ricordarsi che i "buoni spesa" sono un tassello, ma che le manovre che andranno pensate, che i servizi che dovranno essere erogati non dovranno essere "solo" economici; che le politiche non dovranno essere di tagli, ma generative. 


Sono crollate le certezze, sono crollate le illusioni, sono crollate le (false) sicurezze. 
Quando qualcosa crolla va ricostruito, dal basso e possibilmente più solido di prima e in grado di ammortizzare gli scossoni futuri.


Non dobbiamo perdere questa finale di Champions, ma dobbiamo ricordarci anche che ci sarà, metaforicamente parlando, tutto il prossimo campionato da giocare.

Chiara

"Bambina filosofica - Vanna Vinci, 2007"

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