Cerco "conforto" perchè qui posso lasciare una mia riflessione, una traccia ed una parte di me, quella che devo tenere stretta.
Il mio lavoro è bello, bello davvero, ma a volte ti trascina via anche l'anima.
Al mattino il sorriso è così radioso che servono gli occhiali da sole per non rimanere accecati, ma ci sono sere in cui ti senti solo più un fiore appassito.
Non mi vergogno a scriverlo e sarebbe inutile negarlo.
Questa è una sera di quelle.
Non voglio e non posso scendere nei particolari, ma dar voce ai miei pensieri ed alla fatica che ha deciso di bussare alla mia porta credo sia doveroso.
Fatica nel pensare e progettare;
Fatica nell'accettare che determinate situazioni sono quelle che hai davanti agli occhi e nessuno, neanche Harry Potter con la sua bacchetta magica, le può cambiare;
Fatica nel credere che ci sia così tanto dolore e così tanto menefreghismo:
Fatica nell'arrendermi che nessuno ha i super poteri, ma solo un cervello, un paio di mani ed un cuore e quelli devono bastare;
Fatica nel guardarsi allo specchio e sperare che il sorriso amaro di quella signora possa aver trovato un istante di sollievo;
Fatica nel rendersi conto che le parole di quel "Dottore" stanno spiegando, davanti ai tuoi occhi, una verità amara da deglutire.
Essere un professionista, per me, significa anche fare i conti con questi stati d'animo e saperli prima affrontare, poi gestire.
Accoglierli con pacatezza.
Osservarli con attenzione.
Farci quattro chiacchiere brutali.
Tenerli accanto come fedeli compagni.
...ci sono quelle sere che sono più dure...
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