Scriverò, forse, una banalità che - però - merita di essere scritta.
Ho sempre sostenuto che il "nostro" (non scrivo intendendo il plurale maiestatis, ma pensando alla comunità professionale di appartenenza) lavoro sia il più bello del mondo, ma alcuni giorni mi hanno messa davanti alla domanda fatidica....e se così non fosse?
Dovevo darmi una risposta, oscillare fra una sicurezza portata avanti anche in sedi diverse dal blog e l'incertezza non era una bella sensazione.
Scrivo al passato perchè una risposta me la sono data, l'ho trovata!
Non l'ho cercata è venuta da sè, ha disteso i muscoli ed alleggerito il cervello.
La risposta è la chiarezza.
La trasparenza, interiore ed esteriore.
In diverse situazioni mi sono sentita dire: "ho temuto nel leggere la sua convoca, temevo mi portasse via la bambina", o ancora: "bè lei lo sa cosa si pensa dei Servizi Sociali" ed ancora: "mi vergognavo a venire qui!".
Posso ammettere con tranquillità che non è nè bello nè piacevole iniziare una relazione con questi presupposti. Talvolta è anche peggio quando le persone hanno perso la fiducia nei Servizi Sociali e negli operatori, lì il "gioco" si fa più duro,
Ed è qui che entrano in scena la "trasparenza" e la "chiarezza".
Non siamo meri erogatori di interventi, non siamo dei "bancomat" dove dopo un paio di click escono ricevute e soldi, no! Siamo operatori, immersi nelle nostre organizzazioni con un mandato professionale,un mandato istituzionale, siamo professionisti ed infine siamo persone che si interfacciano ed entrano in relazione con altre persone. Talvolta neanche in maniera spontanea o pensata, ma a seguito di una decisione dell'Autorità Giudiziaria.
Questo è fondamentale capire, più questo ragionamento lo facciamo nostro più saremo in grado di poter costruire una cultura "positiva" dei Servizi, basata sulla conoscenza e - si spera - sulla fiducia.
Durante un colloquio non diamo tutto per scontato e per conosciuto, spieghiamo il motivo di quell'azione, cosa sta alla base di una nostra decisione professionale, spieghiamo come si sviluppano le pratiche, cosa significa un contributo ed ancora cosa vuol dire essere e fare l'Assistente Sociale.
Diamo importanza ai progetti e prestiamo molta attenzione alle parole sia a quelle che pronunciamo sia a quelle che ci vengono dette.
Tutto questo richiederà, certamente, uno sforzo maggiore, del tempo in più durante i colloqui e/o i ricevimenti pubblici, ma quello che avremo costruito in termini di relazione e di serietà professionale agevolerà ogni nostra azione futura.
Senza pretese, ma un pensiero in libertà osservando le giornate che si sono susseguite nell'ultimo periodo, trovando conferma ancora una volta che... il nostro lavoro è il più bello del mondo!
Chiara
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