Non ho una ricetta precisa e sicuramente non sarò io, con questo articolo ad arginare il fenomeno, ma desidero dire la mia, anche in base alle mie esperienze.
E' notizia recente il suicidio di una ragazza di 14 anni, e sono impressi nella memoria i gesti estremi di ragazzi giovani vittime del cyberbullismo.
Con cyberbullismo si intendono tutti quei comportamenti denigratori, maltrattanti o violenti, messi in atto da bambini o adolescenti, attraverso l'uso di mezzi tecnologici dai video su YouTube, agli insulti tramite social network, verso dei loro coetanei.
I tempi cambiano, ed ecco che anche il fenomeno del "bullismo" si evolve, adesso gli agiti di questi ragazzi pare abbiano più valore se ripresi con un telefonino e messi in rete.
I dati, come sempre, ci possono dare un aiuto e comprendere quanto sia importante comprendere il cyberbullismo e cercare strategie efficaci per poterlo contenere, ed evitare che giovani vite vengano spezzate.
In un convegno organizzato dal Ministero dell'Istruzione "Cyberbullismo e rischio devianza" è emerso che il 26% di ragazzi è vittima, mentre il 23,5% si definirebbe cyberbullo.
Non sono numeri rincuoranti ed è anche per questo che l'11 febbraio, a Milano, è stato organizzato "l'Internet School Day", in occasione dell'undicesima edizione del "Safer Internet Day". A questo evento hanno partecipato 800 ragazzi delle scuole medie con i loro insegnanti, ricevendo consigli utili su come utilizzare lo strumento internet, su come riconoscere e difendersi dal cyberbullismo.
L'evento è stato organizzato dall'associazione "Cuore e Parole Onlus" associazione impegnata a prevenire il disagio e le dipendenze, promuovendo un sano stile di vita e laboratori per insegnanti e genitori.
A parer mio, oltre a queste utilissime iniziative, credo sia necessario se non fondamentale una riflessione un pò più ampia.
Sicuramente c'è una crisi di valori e principi molto marcata e questo comporta la degenerazioni di tanti comportamenti (e forse non solo fra i giovanissimi), ma accanto a questa crisi dei valori - che andrebbe affrontata per poter prendere coscienza di quello che si è perso -, credo sia importante stare coi giovani, saperci stare, aver voglia di stare con loro e soprattutto stare al loro passo.
Secondo le mie esperienza lavorative, che mi hanno e mi portano ad avere a che fare con bambini e giovani ragazzi, uno dei percorsi da seguire al fine di riuscire ad instaurare un buon rapporto con loro è quello di comprendere quel è il nostro ruolo, ed una volta compreso saperlo vestire, senza dimenticare però l'anno in cui siamo e che, i ragazzi, i giovani ed anche i bambini, oggi, corrono.
Per me, stare al loro passo, sapere quali sono gli argomenti di loro interesse, riuscire a sedermi ad un tavolo e parlare di cose che mai avrei creduto di conoscere è veramente importante.
Far capir loro che, non siamo adulti pronti solo a rimproverarli o a elogiarli, ma siamo anche in grado di riuscire a capire (o che comunque ci sforziamo) il loro universo.
La parole chiave sono ascolto e privacy.
Ascolto "sul momento" ed ascolto anche "successivo", quando siamo a casa e riflettiamo su quello che abbiamo fatto durante la giornata, su cosa potevamo fare meglio oppure non fare.
E' così che mi sono ritrovata ad ascoltare Fedez, è così che ho conosciuto i "flash" (e non è il super eroe) e tanti altri piccoli esempi.
Privacy, perchè di riservatezza ne hanno bisogno, e la riservatezza va a braccetto con la fiducia, la dobbiamo guadagnare, la dobbiamo anche sudare, magari urlando oppure scontrandoci, ma sempre allo scopo di costruire una relazione con loro e non muri.
Riportare quell'umanità che, a volte, viene a mancare.
E forse una sera, aprirete la vostra casella e-mail e troverete la pagella di un ragazzino che ha voglia di condividere con voi i suoi successi, senza che voi l'abbiate chiesto.
Chiara
Condivido la preoccupazione. I ragazzi e le ragazze di quelletà, la più critica nella fase dello sviluppo di una persona, tramite i social network sono in contatto con centinaia di persone, ma restano tremendamente soli; questi strumenti consentono infatti di entrare in relazione, ma non insegnano nulla sul come relazionarsi, e noi sappiamo bene che la relazione con gli altri può essere gratificante o deleteria a seconda della propria capacità di gestirla. Genitori e insegnanti dovrebbero conoscere e condividere questo mondo, virtuale nei mezzi, ma molto reale nelle ricadute emotive dei nostri ragazzi. Qualcuno ci sta provando; lAzienda Ulss 9 di Treviso ha realizzato un progetto dal nome QWERT, uno spazio virtuale protetto dedicato ai ragazzi delle scuole medie, un luogo per tenersi in contatto fra di loro al di fuori dellorario scolastico, creare gruppi, promuovere iniziative, con la supervisione e la moderazione, se serve, di educatori professionali.
RispondiEliminaQui sotto un articolo dei tanti: http://hightech.blogosfere.it/2010/12/treviso-da-il-via-a-qwert-il-social-network-esclusivo-per-i-ragazzi-delle-medie.html
Grazie Monica per il commento e per il contributo.
EliminaIo avendo a che fare con i giovani (più giovani di me, ritenendomi io stessa giovane), scopro mondi e difficoltà.
Difficoltà di espressione che si riversa nel chiudersi nel mondo della musica, difficoltà nel relazionarsi e che quindi si traduce in attacco a chiunque mi si avvicini.
Insomma ci vorrebbe davvero una rete di supporto a questi ragazzi che vivono questo tempo così liquido, come riescono e talvolta non comprendono.
Una rete fatta da scuola, genitori, servizi, associazioni, territorio e politica. Sarebbe, credo, solo normale!
Grazie ancora...