mercoledì 6 novembre 2013

Altri pensieri...fra i pensieri

...è una di quelle giornate infinite. Dove il tempo sì passa, ma non si capisce bene se passa troppo in fretta o scorre troppo piano. Guardi l'orologio e ti stupisci dell'ora che stai leggendo, perchè hai già fatto così tante cose che non ti sei accorto del tempo che è passato, ma ne resta ancora così tanto e, forse, vorresti che sia già ora di andare a dormire.

Chiudere il mondo e riprendere se stessi fra le braccia.

Accade, però, l'imprevisto o gli imprevisti.
Esci dalla macchina ed inizia a piovere e sei senza ombrello. Trovi quasi tutte le vie della città chiuse per i lavori in corso per arrivare a destinazione, quella destinazione. Non c'è un colpevole, forse il destino? Sarebbe troppo semplice.

Si affronta ogni tassello, ma uno alla volta.

In circolo adrenalina, stanchezza e fame. 
Non hai tempo di dedicarti alle tue necessità, perchè prima vengono quelle di altri, quelle dei «poveri disgraziati, Chiara, inutile da dire siamo dei poveri disgraziati. Se ci troviamo qui è perchè siamo quello!»
Devi essere testa, cuore, corpo e mente. Al 100% non sono "ammessi" errori.

Quando stai prendendo il ritmo senti un rumore, una botta decisa, come se qualcuno avesse sbattuto. Eh sì, ha davvero sbattuto. 
Barcollando, una persona, ha preso in pieno una porta. 
Mi affaccio per sincerarmi che tutto sia a posto, nessuna ferita o altro. Niente di grave, ha ammortizzato lo zaino.
Quest'uomo mi vede, a passi pesanti mi si avvicina ed in una frazione di secondo mi si butta addosso, stanco, distrutto, ubriaco ed arrabbiato col mondo. 110 kg addosso.
L'istinto che ho avuto è stato quello di parere il colpo, con la forza delle braccia ed i palmi delle mani ben aperti, sollevarlo e cercare un appoggio al muro. Non stava in piedi.
Sul momento, in preda all'istinto di sopravvivenza, non ho pensato a cosa poteva significare quel gesto.
Dopo ho riflettuto e, sebbene non potessi fare altro, mi sono domandata che rimando o che immagine ho dato.

"Togliti", "spostati", "non mi toccare".
Non era quello, solo che i miei 65 kg scarsi non erano in grado di sostenere un peso "morto" e non era comunque corretto, ma avrei potuto o dovuto fare diversamente?

...ancora. «Signorina, ma io per una questione legale internazionale non posso accettare abiti che non sono miei!"»
Attorno a me ed a questa signora altre persone che, come noi, sentivano l'odore di questa donna. Un luogo chiuso, dove la convivenza è forzata e come regola c'è: farsi la doccia e che fare se non spiegare quanto sia importante fare una doccia (col bagno schiuma ed acqua calda) e dopo mettersi abiti puliti e stirati?

Non potevo insistere sul prendere o meno gli abiti, ognuno ha la propria libertà di scelta. 
Gli occhi persi nel vuoto, un sorriso triste ed il viso (come le mani) martoriato. I capelli grigi, un ombrello rotto e vestiti che, per usare un'espressione comune, "stavano in piedi da soli".
Mi parla, mi segue, mi cerca. Le parlo, le sorriso, la incoraggio.
Talvolta il discorso è lucido, in altri momenti è ai limiti del ridicolo.

Tutto ha un suo perchè.

«Chiara vieni qui accanto a me che ho davvero male!»
Mi avvicino, noto i segni di un incidente passato. Gli involontari movimenti del viso e delle labbra. La sigaretta stretta fra le dita, «sono preoccupata. Non so dove andare e fra poco mi scade la permanenza! Dove vado? Io non ho mai dato problemi, aiuto e pulisco!».

La promessa, perchè questa potevo farla, di riportare la sua preoccupazione nel luogo opportuno. Non ho promesso il falso, nè ho promesso una soluzione immediata.
Diamo sempre un dato di realtà.

Quella sera il mondo mi ha voluto mostrare qualcosa, insegnarmi qualcosa e farmi dare qualcosa.
Ho fatto del mio meglio e nelle orecchie le parole di un signore di 50 anni appena uscito dalla Casa Circondariale: «Siamo ottimisti, non abbiamo più nulla da perdere!».
Gli ho risposto: «Vero, S., e chi ci ammazza??»

Chiara






1 commento:

  1. Una carambola di emozioni e di sensazioni, che ogni volta che ti leggo lasciano senza fiato, fanno battere il cuore ad un ritmo diverso dal normale e fanno riflettere. Attimi di vita i tuoi, dai quali prendi ogni volta tutto ciò che puoi e che riesci. Ma lascia che ti dica, senza ombra di dubbio, qui e in qualunque altro luogo, che ciò che prendi da questi attimi non è neanche lontanamente paragonabile a quello che dai! Tu, a queste persone, perchè di persone si tratta, dai ciò che per troppo tempo nessuno a più dato loro: la dignità di essere trattate, appunto, da persone. Dai il sorriso che scalda più di qualsiasi coperta o pigiama. Dai un contatto che vale più di qualunque piatto di portata. Dai te stessa e loro lo sanno e hanno solo da ringraziare ad avere un angelo come te a prendersi cura di loro, come io stesso ringrazio per la medesima cosa da anni ormai.
    Sei unica!
    E non mi stancherò mai di ripetertelo!!

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