venerdì 17 maggio 2013

La Fine ha bussato nuovamente alla mia porta

Sono questi i momenti in cui ho il bisogno, un autentico bisogno, di scrivere.

E' un giorno qualsiasi, un momento come tanti, di un'ora come un'altra. Stai parlando del più e del meno, quando decidi di aprire il giornale per sfogliarlo, non per leggerlo con attenzione.
L'occhio cade su una parola che risveglia in te ricordi, odori, colori, suoni e attimi passati.
Decidi, così, di approfondire per capire meglio perchè l'occhio è finito proprio lì.
Non appena metti a fuoco e leggi tutta la notizia vorresti non aver mai aperto il giornale ed essere altrove. Lontano. Possibilmente in un altro mondo.
Resti interdetta, senza parole perchè, quelle poche che riesci a pronunciare, sono balbettii.
Non ci vuoi credere e - per forza di cose - devi proseguire nella lettura di quella notizia, sebbene stia lacerando il cuore.

Niente da fare. E' finita. Morto.
La morte equivale alla parola "Fine". Quanto meno per quello che riguarda la parte materiale della vita.
Niente più sorrisi, lacrime, gridolini.
Niente più abbracci, sgridate, condivisioni.
Nulla. Per me la morte equivale alla parola fine. Perchè così è.
Per il resto, c'è il cuore, la memoria ed i ricordi.

Ed ecco che, oggi, la Fine ha bussato nuovamente alla mia porta chiusa da anni. 
Lì, scritta su poche righe di un articolo di un giornale locale.
Ho lasciato andare un respiro lungo e profondo sentendo il cuore che iniziava a battere più veloce.
Era un bimbo di due anni.
Non posso e non voglio stare qui a chiedermi il perchè dei perchè.

E' finita. Tragicamente finita.
Sento le parole di una mamma - la mia - che dice «Non riesco a capacitarmi, non sarei in grado di sopportarlo».
Non sono mamma e non ho la più pallida idea di quello che significhi perdere un figlio, ma so cosa significa perdere un genitore e, le uniche due parole che posso usare per descrivere una cosa simile, sono "vuoto" e "nero".
Disorientamento allo stato puro.

Certo, col tempo, tutto passa, ma resta qualcosa. Ti accompagna giorno dopo giorno.
E' una domanda: "come sarebbe stato se...?"

Non ci sono risposte, solo supposizioni.
Non resta altro che salutare questo bimbo, nella speranza che il desiderio che il suo papà ha espresso venga esaudito.

Chiara

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