In questo mio lungo periodo di assenza e, soprattutto, di silenzio ho riflettuto molto su quale differenza ci fosse fra "dolore" e "sofferenza" perché, entrambi riconducono allo "star male".
Il dolore, forse, è qualcosa di più fisico, una risposta - talvolta immediata - a uno stimolo esterno; la sofferenza mi porta a pensare a qualcosa di più ampio che può includere il dolore, ma è, per me, un'esperienza più profonda e complessa (anche prolungata nel tempo) che va a toccare "corde" che non sapevamo potessero suonare...come quando decidiamo di fare sport e diciamo "scopro muscoli che non sapevo di avere".
Ho attraversato e sto attraversando un periodo, quindi, di sofferenza, costellata da dolori, (e no, non solo perché invecchiando!) che mi ha costretta a fermarmi, a mettere quasi tutto il mio mondo in stand by e provare a darmi risposte.
Tutto questo, ovviamente, non da sola e non in fretta.
Con un accompagnamento professionale e tanta fatica emotiva e fisica da parte mia.
Ho provato a dare una forma alla "sofferenza" e l'ho più volte immaginata come un cuneo di colore nero, nel quale, però, non si sta scomodi, a volte stretti, ma non scomodi.
Al nero, all'oscurità ci si abitua, alla fatica di non vedere chiaramente, forse è proprio il "nero" a essere così bravo da avvolgere e tenere lì, fermi, immobili e, all'inizio, senza alcuna voglia di cercare la famosa "luce in fondo al tunnel".
C'è, sappiamo che c'è!
Troviamola.
Da soli è di un faticoso, ma di un faticoso che le energie vengono disperse in breve tempo e lo sforzo non è valso, non è servito.
Insieme, con chi ha realmente le capacità e le competenze , è possibile.
Si accende una fiammella, debole. Si spegne subito. Però, ora, c'è chi può provare a riaccenderla e darle forza, per continuare a illuminare e sconfiggere il cuneo nero.
Dico sovente che è processo, che per comprendere qualcosa è necessario attraversalo, viverlo con tutte le scarpe, diversamente possiamo avere solo ed esclusivamente o una conoscenza parziale, o teorica.
Quanto è difficile ammettere di aver bisogno?
Quanto è difficile esplicitare di essere vulnerabile?
Quanto è difficile accettare qualcosa che viene messo "nero su bianco".
Siamo umani, lo sento dire sovente e, talvolta, a sproposito.
Siamo umani ma, ci dimentichiamo che cosa voglia dire.
Siamo umani ma, pretendiamo dagli altri qualcosa di sovraumano.
Siamo umani e il mio (bellissimo) lavoro me lo ricorda tutti i giorni, ci sono giorni dove quel "nero" avvolge le vita, avvolge i pensieri e ci sono giorni dove vi è luce, allegria, potenzialità e speranza.
Siamo umani e il mio (bellissimo) lavoro mi ha fatto capire che se io "predico bene" devo "razzolare altrettanto".
Il "nero" che, ora che ci rifletto, viene ripreso anche in una canzone di successo di Fedez, avvolge, stringe, tinge qualsiasi cosa si avvicini e lo macchia, lo indebolisce. E' molto forte, ma è possibile affrontarlo, scoprendo lati di sè inediti, ricevendo risposte a domande annose, scoprendo che è possibile respirare e non sempre vivere in apnea.
La cosa importante è crederci e impegnarsi.
Io ho deciso di impegnarmi e sarà, come lo è stato fino a ora, faticoso, ma la fiammella brilla e ricordiamo che: "i semi germogliano nell'oscurità".
Chiara