lunedì 1 dicembre 2025

Che differenza c'è fra "dolore" e "sofferenza"?

In questo mio lungo periodo di assenza e, soprattutto, di silenzio ho riflettuto molto su quale differenza ci fosse fra "dolore" e "sofferenza" perché, entrambi riconducono allo "star male". 

Il dolore, forse, è qualcosa di più fisico, una risposta - talvolta immediata - a uno stimolo esterno; la sofferenza mi porta a pensare a qualcosa di più ampio che può includere il dolore, ma è, per me,  un'esperienza più profonda e complessa (anche prolungata nel tempo) che va a toccare "corde" che non sapevamo potessero suonare...come quando decidiamo di fare sport e diciamo "scopro muscoli che non sapevo di avere".

Ho attraversato e sto attraversando un periodo, quindi, di sofferenza, costellata da dolori, (e no, non solo perché invecchiando!) che mi ha costretta a fermarmi, a mettere quasi tutto il mio mondo in stand by e provare a darmi risposte. 
Tutto questo, ovviamente, non da sola e non in fretta. 

Con un accompagnamento professionale e tanta fatica emotiva e fisica da parte mia.

Ho provato a dare una forma alla "sofferenza" e l'ho più volte immaginata come un cuneo di colore nero, nel quale, però, non si sta scomodi, a volte stretti, ma non scomodi. 
Al nero, all'oscurità ci si abitua, alla fatica di non vedere chiaramente, forse è proprio il "nero" a essere così bravo da avvolgere e tenere lì, fermi, immobili e, all'inizio, senza alcuna voglia di cercare la famosa "luce in fondo al tunnel".

C'è, sappiamo che c'è! 
Troviamola.
Da soli è di un faticoso, ma di un faticoso che le energie vengono disperse in breve tempo e lo sforzo non è valso, non è servito.

Insieme, con chi ha realmente le capacità e le competenze , è possibile. 
Si accende una fiammella, debole. Si spegne subito. Però, ora, c'è chi può provare a riaccenderla e darle forza, per continuare a illuminare e sconfiggere il cuneo nero.

Dico sovente che è processo, che per comprendere qualcosa è necessario attraversalo, viverlo con tutte le scarpe, diversamente possiamo avere solo ed esclusivamente o una conoscenza parziale, o teorica.

Quanto è difficile ammettere di aver bisogno?
Quanto è difficile esplicitare di essere vulnerabile?
Quanto è difficile accettare qualcosa che viene messo "nero su bianco
".

Siamo umani, lo sento dire sovente e, talvolta, a sproposito. 
Siamo umani ma, ci dimentichiamo che cosa voglia dire. 
Siamo umani ma, pretendiamo dagli altri qualcosa di sovraumano.

Siamo umani e il mio (bellissimo) lavoro me lo ricorda tutti i giorni, ci sono giorni dove quel "nero" avvolge le vita, avvolge i pensieri e ci sono giorni dove vi è luce, allegria, potenzialità e speranza. 
Siamo umani e il mio (bellissimo) lavoro mi ha fatto capire che se io "predico bene" devo "razzolare altrettanto".

Il "nero" che, ora che ci rifletto, viene ripreso anche in una canzone di successo di Fedez, avvolge, stringe, tinge qualsiasi cosa si avvicini e lo macchia, lo indebolisce. E' molto forte, ma è possibile affrontarlo, scoprendo lati di sè inediti, ricevendo risposte a domande annose, scoprendo che è possibile respirare e non sempre vivere in apnea.

La cosa importante è crederci e impegnarsi.
Io ho deciso di impegnarmi e sarà, come lo è stato fino a ora, faticoso, ma la fiammella brilla e ricordiamo che: "i semi germogliano nell'oscurità".



Chiara


lunedì 10 marzo 2025

Se cerchi l’infinito, lo troverai nel sorriso di un bambino. Abbi cura di quel sorriso, è la vita del mondo. (K. Gibran)

 


"E' bellissimo!
"Vogliamo dargli un nome?"
"Sì"
"Dimmi, è maschio o femmina?"
"Femmina"
"Le diano un nome in italiano o in inglese"
"Italiano!" .... "Arcobaleno!"  E sfodera un sorriso che non sono capace a descrivere a parole. "Aspetta!"

Scalza, corre in camera e torna con le lettera dorate adesive.
Scrive il nome e aggiunge "C. come Chiara" 

Arcobaleno.C

E' il mio unicorno e da qualche settimana alberga nel mio zaino, insieme a quella penna con il musetto a forma di gatto nero: "te la regalo, l'ho fatta io!"
"Tu? Sei bravissima, ma come hai fatto a farle?" Sul tavolo altre penne simili.
"Il papà mi ha comprato le cose e io le ho messe insieme come volevo!"
"E' un'arte, sei davvero brava e...Grazie per il regalo"
"Anche Arcobaleno è tuo!"

Arcobaleno.C. e Gattonero mi fanno compagnia nei tragitti lavorativi, oppure mi tirano su di morale quando tutto intorno, bè, proprio bene bene non va.
E' un periodo di quelli dove mi domando: "chi me l'ha fatto fare?" e non solo scegliere questa professione...
L'altro giorno una cara collega mi ha scritto: "io comunque sento solo brutte notizie! Cosa sta succedendo ai nostri servizi?"

Esatto: cosa sta succedendo?  

Avrei qualche idea, ma questo post non voglio tingerlo di grigio e di nero, voglio che Arcobaleno.C. continui a colorare le mie giornate e anche questo post, ma non solo. Voglio che continui a ricordarmi il motivo per cui "tengo botta", il motivo per cui torno a casa tardissimo e ancora mi metto a studiare, il motivo per cui cerco di essere onesta e trasparente con i genitori di questi bambini che sono capaci a trasformare una visita domiciliare in una carezza all'anima e che meritano che io sia una professionista capace di fare il suo lavoro fra fatiche immense e responsabilità enormi.

Ed è qui l'inghippo: responsabilità.

Chi se le prende e chi le rifugge.


Chiara

lunedì 27 gennaio 2025

"La Memoria è l’unico vaccino contro l’indifferenza" - Liliana Segre

 27 gennaio 1945 Auschwitz liberata!

In quel giorno del 1945 le truppe dell'Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz sancendo la fine dell'Olocausto ma, come racconta la Senatrice a vita Liliana Segre, con l’avvicinarsi dell’Armata Rossa, già intorno alla metà di gennaio, le SS iniziarono ad evacuare il Lager: circa 60.000 prigionieri vennero fatti marciare prima dell’arrivo dei russi. Di questi prigionieri, si stima che tra 9.000 e 15.000 siano morti durante il tragitto, in gran parte uccisi dalle SS perché non riuscivano a reggere i ritmi incessanti della marcia.

Ancora, oggi, però c'è chi nega; chi non riconosce e chi vive sotto scorta perché siamo incapaci di comprendere, di ricordare e di non ripetere. 

"Tempi bui" si sente dire da qualche anno a questa parte ma, noi, noi...cosa stiamo facendo?
Sovente sento dire che i ragazzi di oggi non hanno la capacità di capire fino in fondo cosa sia accaduto e, forse, è anche vero. 

Noi tutti comprendiamo?


Forse ci indigniamo davanti a video o racconti di chi è sopravvissuto, ma cosa facciamo per evitare che quello che è stato non si ripeta?

Temo poco, troppo poco. 

Scurati, ieri sera, ha ben spiegato il motivo per cui non "sentiamo" la necessità di attivarci, cambiare le piccole cose, nel nostro piccolo mondo quotidiano. 

Non voglio scrivere altro, perché è importante ascoltare Scurati, Segre e tanti altri e voglio ricordare mio papà e mia nonna sotto le macerie di Milano devastata dalla guerra. Se quelle macerie avessero vinto io non sarei qui a scrivere.

Abbiamo un compito, tutti: quello di non ripetere e abbiamo responsabilità: non dimenticare, ma soprattutto ricordarci che l'"altro", quell'altro, potremmo essere noi.



Berlino- Foto mia


Berlino - Il monumento che commemora gli ebrei, vittime del genocidio nazista, si trova nel quartiere di Mitte. Ospita anche un Centro Informazione sotterraneo (che ho voluto visitare).
Il monumento è composto da 2711 blocchi rettangolari di diverse altezze, sistemati a griglia in modo da sembrare sepolture.
Il monumento è aperto giorno e notte e i visitatori possono camminare liberamente al suo interno. Passare fra questi blocchi lascia un senso di claustrofobia ed immensa tristezza nel cuore.