Ho detto questa frase durante un incontro con un gruppo di professori di una scuola secondaria di primo grado, da quel giorno penso e ri-penso a quella frase ed a quelle due ore trascorse insieme a loro. Quel lasso di tempo mi ha davvero arricchito, ma sul momento i sentimenti e le emozioni che provavo erano contrastanti.
Sono fermamente convinta che la Scuola ed il Servizio Sociale debbano lavorare in integrazione, in sinergia e collaborare, ma tutto ciò non è possibile se prima non c'è nè una reciproca conoscenza dei rispettivi ruoli, nè la convinzione che il lavoro in rete possa essere una valida strategia operativa ed un modus operandi.
All' incontro, che come Servizio abbiamo organizzato, erano presenti almeno una decina di professori che, a prima vista, sembravano scarsamente interessati e da alcune domande fatte anche "prevenuti" nei confronti del Servizio Sociale.
Noi operatori abbiamo proseguito cercando di non farci demoralizzare, ma accogliendo le loro perplessità e cercando di sottolineare l'importanza della collaborazione.
La domanda che ha scatenato poi un dibattito interessante e, per me, arricchente è stata: "ma fattivamente cosa fa il Servizio Sociale?"
Farsi conoscere e far conoscere, avvicinarsi e non restare "nell'ombra" e nel limbo del "loro devono saperlo" o ancora "sicuramente loro lo sanno".
In un convegno di recente la Prof.ssa E. Allegri ha detto: "apriamo la finestra" e la trovo una bellissima metafora! Apriamo la finestra facciamo entrare e proviamo ad uscire ed a far uscire.
Noi Assistenti Sociali dobbiamo far entrare chi non conosce il Servizio Sociale e mostrarlo, farci comprendere e rendere il nostro operato il più chiaro e limpido possibile, spiegare le nostre azioni ed i nostri pensieri.
Facciamo entrare i dubbi, ma ragioniamo insieme a chi li porta.
Usciamo e andiamo verso quei "territori" dove è fondamentale esplorare, avviciniamoci con spirito di reciproco scambio.
Al termine dell'incontro si è avvicinata un'insegnate che mi ha voluto raccontare una sua esperienza in una classe di 20 ragazzi: "non sapevo come fare, io insegno scienze ed il problema che stava vivendo quel ragazzo di emarginazione e di prese in giro continue in qualche modo lo dovevo affrontare". Ha utilizzato la scienza per passare ai ragazzi un messaggio fondamentale e mi ha chiesto, inoltre, se una situazione come quella che mi aveva esplicitato poteva essere un'occasione per chiedere una consulenza al Servizio Sociale ed avere un confronto o strategie comuni.
Un passo avanti reciproco...verso l'altro, concluso con un "grazie".