giovedì 1 ottobre 2015

Il racconto di un'immagine

Questa è una di quelle settimane che, sul lavoro, vorrei bruciare tutto e ricominciare daccapo.
Corri di qua.
Cellulare che scotta.
Firma di là.
Dimentica il navigatore ed affidati al tuo senso dell'orientamento.

Insomma: "fermate il mondo che mi gira la testa!"

Poi, però, ci sono frammenti di giornate che vale la pena di ricordare e di raccontare.
Voglio provarci.

«Una mattina qualsiasi, un'Assistente Sociale e la sua collega OSS si stanno confrontando sul signore che è appena uscito. 91 anni, magro, sguardo furbo, carattere un pò burbero con la sua cartellina sotto il braccio, ed infine, il cappello.
Era entrato per avere informazioni riferendo, inoltre, che aveva una visita da fare, ma che sarebbe andato da solo nonostante il dolore.

"Da solo?" si domanda l'Assistente Sociale e pensierosa esterna la sua perplessità alla collega OSS.
Quest'ultima specifica meglio la situazione dell'uomo che, da lì a poco, è rientrato in ufficio al seguito di un altro collega di lavoro.

I tre colleghi invitano l'anziano a sedersi e l'Assistente Sociale cerca di conoscere meglio quel signore che, però, non pare aver voglia di ascoltare, si vede che ha voglia di star "in compagnia", ma non di ascoltare.
Nessuno demorde e l'anziano signore decide di lasciarsi un pò andare, rimanendo contrario alle proposte delle due donne presenti, una seduta di fronte a lui, divisa da una scrivania, e l'altra distante a sufficienza per mostrare "scarso" interesse.
L'Assistente Sociale, quindi, si alza e prende una sedia libera e si siede accanto al signore che, decide di togliere il cappello "almeno per rispetto questo va tolto!"

Dopo averlo poggiato sulle gambe ossute si volta verso la giovane  e le dice: "ah ti siedi vicino a me, nè?!" mostrando un velato sorriso; l'Assistente Sociale, sorridendo a sua volte, risponde: "è giusto che mi sieda accanto a lei, così ci sentiamo e vediamo meglio!".

Il collega OSS, entrato da poco, coglie la palla la balzo e si rivolge al signore dicendo: "sai di dov'è la Chiara?", un cenno del capo ad indicare un ovvio "no" "è di Milano!".
Dopo aver sentito quelle parole si volta verso l'Assistente Sociale e le dice: "ma davvero?? e lo parli ancora il milanese? Io ho lavorato a Milano per 50 anni", "dove abitavi a Milano?".
Una raffica di domande, ma che hanno aperto una porticina, uno spiraglio che non va ignorato.

"Sì, di Milano ed abitavo in via Brioschi, la conosce?" e la sua risposta affermativa un pò fa sorridere il cuore della ragazza .
Il signore ritornando sulla difensiva racconta di non voler andare alla visita, che non gli serve più a nulla, che è "vecchio", che poi diventa buio e non si fida a guidare...

E...se è vero che quello spiraglio non andava lasciato scappare l'Assistente Sociale, dopo aver ascoltato tutte le remore riprende:"ma senta davvero non se la sente di farsi accompagnare a questa visita da lei?" indicando la collega OSS, "io sarei più tranquilla, lei non dovrebbe guidare con il dolore alle gambe, avrebbe compagnia nel viaggio e qualcuno che può aiutarla se il dottore le parla un pò difficile!".

Sarà stata Milano, sarà stata la vicinanza fisica, sarà stato il buon senso del signore o sarà stata la Madunina, ma ha accettato di farsi accompagnare.

Si è alzato dalla sedia sorridendo, salutando...rimettendosi il cappello».

Un tassello di una giornata.
Un cappello che va tolto per rispetto.
La prossemica che la dice lunga.
Milan l'è on gran Milan.
Una giovane donna ed un uomo anziano.
Tre colleghi di un Servizio Sociale.

La quotidianità ed il senso.