Inizierò questo articolo, come inizio ogni post in merito ad una giornata internazionale, con un pò di
storia.
Le radici di questa giornata vanno ricercate nell'anno 1990, quando le Nazioni Unite hanno adottato, il 18 dicembre appunto, la
Convenzione Internazionale per la tutela dei diritti di tutti i lavoratori migranti e per i membri delle loro famiglie.
Questa convenzione è entrata in vigore il 1 luglio del 2003 ed ha lo scopo di riconoscere i diritti umani, promuovere l'accesso alla giustizia, condizioni legali di vita e di lavoro.
La giornata internazionale che oggi celebriamo, invece, è stata istituita nel 2000.
Questo piccolo accenno di storia per proseguire
con alcuni dati forniti dall'
OIM (Organizzazione internazionale per le migrazioni):
- circa il 3% della popolazione mondiale è migrante;
- 232 milioni di persone sono migranti internazionali;
- 4868 persone hanno persone hanno perso la vita nelle rotte migratorie, in mare, sulle montagne e nei deserti.
L'anno che sta per concludersi è l'anno che detiene il primato del maggior numero di morti, rispetto al 2013 i decessi sono, circa, il doppio; nel solo Mediterraneo sono morte 3000 persone, imbarcate su un qualsiasi mezzo che gli permettesse la traversata delle acque.
Dopo un inquadramento storico ed un veloce accenno ai numeri, credo sia, come sempre, d
overoso, pensare e riflettere sulle persone.
Non usare etichette che "definiscono" lo status di quella persona;
Non pensare a cosa devo fare io, come singolo, per potermi "difendere" o proteggere, ma
pensare in ottica comunitaria e ricordare che, dietro a quelle storie che sentiamo nei telegiornali e ci vengono raccontate in radio, ci sono vite umane, che un'etichetta non rende giustizia ad un essere umano, che per le ragioni più disparate, dalle più frivole come un viaggio, a quelle più serie e gravi come una guerra, ha dovuto lasciare il suo paese, dov'è nato e cresciuto.
Andare oltre la logica di protezione di quello che è "nostro", ma capire
come potrebbe essere possibile creare condivisione, comprensione e diventare un paese accogliente, in grado di capire che, la vita di un essere umano, qualsiasi sia il colore della sua pelle, qualsiasi sia la sua nazionalità ha un valore e non devono essere i soli confini di uno Stato a renderlo "degno" o "clandestino".
Partire da una base comune per arrivare ad essere una società inclusiva, che dalle reciproche differenze cerca una soluzione alle difficoltà di convivenza dettate da mancate politiche migratorie e da leggi che non sono in grado di garantire i diritti esigibili ed umani delle persone.
E' innegabile il periodo di crisi che il nostro Paese sta attraversando e che, in queste condizioni, può essere difficile riuscire a pensare ad un concetto molto ampio e complesso come l' "inclusione", ma per poterlo rendere applicabile, fattibile e vivibile
gli operatori sociali sono formati e proprio per questo, auspico che, i decisori politici, a tutti i livelli abbiano voglia confrontarsi con assistenti sociali, educatori, infermieri, psicologi, mediatori ed operatori interculturali e, che questi professionisti del sociale, siano in grado di interloquire.
Concludo l'articolo con le parole dell' Ambasciatore Swing “
La migrazione non solo è inevitabile, ma è anche necessaria e desiderabile. Le società del Nord del mondo stanno invecchiando, mentre a Sud le popolazioni sono giovani e in crescita. L’ascesa di sentimenti ostili nei confronti dei migranti rappresenta un crudele paradosso, in un momento storico in cui società che invecchiano hanno sempre più bisogno della migrazione per poter continuare a creare lavoro.”
Lascio la brochure prodotta dall'OIM scaricabile in lingua inglese
Brochure giornata internazionale sito OIM (in inglese)
Chiara
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