"Ho capito il mio errore e non lo farò mai più";
"Purtroppo la barista ha sbagliato a correggere il caffè, io ne avevo chiesti due corretti ed il mio liscio";
"Quando ti sei preso una ciucca, cosa fai al mattino per non avere male? Basta che ti bevi un bicchiere di quello che hai bevuto e passa tutto!";
"Chiara, oggi ho bevuto un pò!"
"Se non bevo mi viene l'ansia, e quando ho l'ansia bevo!"
"Posso parlare con Chiara, voglio solo lei. Chiara oggi sono storto, ho bevuto troppo!"
Potevo mettere i numeri accanto a queste affermazioni ma, si può contare all'infinito, ed io, voglio sperare che il gioco al massacro che è stato messo in atto, finisca il più preso possibile. In positivo, s'intende.
Ieri, devo ammettere, mi sono trovata in difficoltà di fronte a quell'uomo ubriaco. Aveva bevuto così tanto che non si reggeva in piedi, barcollava, i suoi occhi erano lucidi e le sue pupille dilatate, l'alito era di un dolciastro misto a fumo di sigaretta ed infine le mani erano gonfie, bordeaux con le unghie ingiallite dalla nicotina.
Ero davanti a lui e cercavo di capire quello che mi voleva dire.
Non posso nascondere che un velo di paura l'ho avvertita, sarei ipocrita nel dire che ero wonder woman davanti a lui. Istintivamente ho portato il braccio destro sulla pancia, inutile mossa, ma avendo ancora le ferite dei punti dolenti, è l'unica cosa che mi ha dato quel pizzico di sicurezza in più.
Reggevo il suo sguardo, cercavo di seguire il suo discorso. Mi chiedeva, nel caso si fosse sentito male, di chiamare il 118 e che per via della sua ansia - dovuta al suo passato veramente turbolento - non dorme, non sa gestire il suo tempo e che, quindi, beve.
"Lo sai come sono io, non ti mentirei mai", mi dice.
Era il secondo mai che mi diceva, ma "mai" è come "sempre", una parola pericolosa ed ingannevole.
E' seguito dal Ser.T, ma secondo lui, gli operatori non sanno fare il loro lavoro, perchè non gli danno quello che lui vuole.
Ha una discreta rete attorno a sè, non è completamente solo.
Ha una storia alle spalle tremenda, che segna e perseguita.
Gli manca qualcosa da fare, l'ansia gli viene perchè non occupa il tempo. Bevendo, fin dalle otto del mattino, tiene la testa altrove, non pensa e l'ansia non esiste più.
Ho cercato di spiegargli che non funziona così, che per anni era riuscito a stare senza un goccio di alcool e che questo dimostrava che aveva forza di volontà per poter proseguire il cammino intrapreso, che gli operatori del Ser.T sono competenti e di certo non vogliono la sua sofferenza, come non la desidera nessuno. Di riflettere su come stava in quel momento sulle sue potenzialità ridotte ai minimi termini, e di come, da sobrio, potrebbe mettersi in gioco e riprendere in mano la sua vita.
Qui ed ora.
"Dimmi una cosa, come stai adesso?"
"Chiara, sto di merda!"
Ieri notte, tornando a casa, era un pò anche il mio stato d'animo.
Dobbiamo creare, incentivare e costruire. L'assistenzialismo non porta lontano.